A.I. Intelligenza artificiale, Mediaset Italia 2, ore 21,30.
Inquietantissimo sci-fi umanistico-esistenziale diretto nel 2001 da Steven Spielberg da una sceneggiatura nientedimeno che di Stanley Kubrick. Il quale non riuscì mai, o forse non volle, realizzare il progetto, chissà. Spielberg si inoltra nell’impresa con la sicurezza che gli deriva dall’essere Spielberg, cioò l’uomo d’oro di Hollywood dagli anni Settanta in poi, eppure fallisce. Questo è uno dei flop della sua carriera e, visto il budget altissimo, uno dei più economicamente pesanti. Eppure in apparenza la storia è molto spielberghiana, trattando ancora una volta di un tema a lui caro e congeniale, quello dell’infanzia crudelmente abbandonata, dei piccoli esseri soli in un mondo ostile, come in L’impero del sole (il suo capolavoro), come in E.T. Tema stavolta declinato in un mondo futuro ma non così lontano, dove agli umani si affiancano robot in grado di provare sentimenti. Protagonista è un robot (un mecha: da mechanics) bambino, adottato da una famiglia e poi abbandonato. Con il sogno, alla Pinocchio, di diventare un bambino vero. Forse Kubrick da un materiale così sdrucciolevole e a rischio di retorica sarebbe riuscito a cavare una delle sue esemplari parabole glaciali e fenomeniche, invece Spielberg è troppo sentimentale per realizzare l’impresa, si coinvolge troppo nel suo protagonista e non ha il necessario distacco e rigore per trasformare la vicenda in una moderna fiaba crudele. Ma il film, per quanto sballato, merita di essere visto, perché anche nell’errore Spielberg è un maestro della spettacolarità e la sua capacità di creare visioni e mondi fantastici resta sempre alta. Haley Joel Osment (Il sesto senso) è il protagonista, Frances O’Connor è la madre adottiva, Jude Law un robot gigolò.
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