Louise-Michel, Rai Movie, ore 1,50.
Come girare di questi tempi un film durissimo sulla classe operaia e i suoi problemi senza finire nelle secche del politically correct, ed evitando pure di replicare il vetusto modello del cinema semi-militante anni Settanta ormai anchilosato e inagibile (eppure ancora abbondantemente riusato e riciclato dalle nostre parti). Provincia francese, sul finire della scorsa decade: un gruppo di operaie si ritrova letteralmente dalla sera alla mattina senza il posto di lavoro. Letteralmente, perché tornando in fabbrica scoprono che nella notte è stata smantellata e svuotata delle macchine. Un deserto, e il padrone scappato chissà dove. Che fare? Ognuna di loro si ritrova con duemila euro in tasca, tanto aveva dato il boss per tacitarle e tenerle buone in vista della crisi. La più tosta del gruppo, Louise, convince le compagne a mettere insieme i soldi per ingaggiare un killer e affidargli la missione per niente impossibile di stanare il fuggitivo e farlo fuori. Giustizia proletaria, e son tutte d’accordo. Ma il sicario è uno scalcinato non-professionista del crimine, sicchè seguiranno disavventure tra il grottesco e l’esilarante. La coppia registica Gustave de Kervern e Benoît Delépine (che tra qualche settimana a Cannes, nella sezione Un Certain Regard, presenterà il nuovo Le grand soir) per raccontare lo stato attuale della classe ouvrière – crisi, disoccupazione, deindustralizzazione, delocalizzazione – si lascia alle spalle il cinema engagé di una volta e la butta sulla commedia nera, anzi nerissima e cupissima alla Coen Bros., scegliendo il registro grottesco con qualche incursione nel demenziale. L’operazione riesce benissimo. Serpeggia in tutta la narrazione una vena, perfino un furore e una follia anarcoidi che sottraggono il film a quel bon ton de’ sinistra che tanto affligge certi prodotti cinematografici nostri. Il titolo mette insieme i due nomi dei protagonisti, Louise la capopolo e Michel il killer smandrappato – ma è anche un esplicito omaggio alla leggendaria anarchica francese dell’Ottocento Louise Michel. Concorrono alla riuscita ottimi nomi e talenti. La protagonista Yolande Moreau la ritroveremo anche nel Jeunet di L’esplosivo piano di Bazil, il sicario sciagurato è quel Bouli Lanners anche regista degli sballati ma interessanti Eldorado e Les Géants. Ci sono pure Benoît Poelvoorde, appena visto in Innamorati cronici e Il mio peggiore incubo, e Mathieu Kassovitz, che ci piacerebbe tanto riprendesse a fare il regista, il grande regista, come ai tempi del suo memorabile L’odio (film che adoro). Ritratto assai incazzato del proletariato oggi, Louise-Michel andrebbe confrontato con uno dei film operaisti anni Settanta, ad esempio il classico Crepa padrone tutto va bene di Godard, anche per capire cos’è rimasto e cos’è cambiato.
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