In viaggio con papà, Iris, ore 22,49.
Alberto Sordi dirige se stesso e chiama a fargli da figlio (nel film) Carlo Verdone. Siamo nell’82 e sembra un’investitura, un passaggio di consegne al giovane (allora) comico romano, ma non è così. Sordi fa il vuoto intorno a sé e stavolta anche a Verdone tocca fargli da spalla. Film apparentemente bonario ma cattivo, di quella cattiveria di cui era capace Sordi. Che è per l’ennesima volta il solito italiano cialtrone, cinico e dall’etica franante – un mascherone messo a punto dalla commedia all’italiana anni Cinquanta che qui comincia a mostrare la corda – costretto a un viaggio in macchina attraverso mezza Italia con il figlio timido, perbene e socialmente impegnato. Due mondi, anche due Italie, a confronto e in rotta di collisione. Il modello mica tanto nascosto è quello di Il sorpasso di Dino Risi, ma non è la stessa cosa. Chi ha visto I soliti idioti, gran successo demenziale del cinema italiano di quest’ultima stagione cinematografica, si renderà conto che la coppia genitore scafato e ignobile-figlio imbranato dell’episodio principale è fortemente, molto fortemente ispirata a questo In viaggio con papà.
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