Un sacco bello, Iris, ore 21,03.
Titolo diventato proverbiale, genialmente tratto da Verdone dal gergo alternativo-frikketonesco dell’Italia (soprattutto laziale-centrale) smandrappata di allora. 1980: dopo i trionfi televisivi quale comico di massa in Non Stop di Enzo Trapani, il borghese capitolino Carlo Verdone porta tre dei suoi macchiettoni al cinema, ed è l’inizio di quella che si rivelerà una molto fortunata e assai ricca di incassi carriera su grande schermo. Si fa molto intelligentemente aiutare alla sceneggiatura da una coppia della commedia all’italiana classica e collaudata, Piero De Bernardi e Leo Benvenuti, e sfonda. I tre personaggi corrispondono a tre propototipi verdoneschi, fors’anche a tre sue anime (ho sempre pensato che in lui ci fosse una specie di multipersonalità), che poi replicherà con infinite variazioni, minime o massime, fino a oggi. Dunque: il coattone allupato (irresistibile, va detto), l’imbranato figlio di mamma, il frikkettone alternativo alla trasteverina (sta in bocca a lui il tormentono un sacco bello). Gran successo, e, visto con l’occhio di oggi, per niente immeritato, anzi.
CERCA UN FILM
ISCRIVITI AI POST VIA MAIL
-
-
ARTICOLI RECENTI
- Venezia 2022: ALL THE BEAUTY AND THE BLOODSHED, un film di Laura Poitras. Leone d’oro meritato? No
- Venezia 2022. KHERS NIST/ NO BEARS (Gli orsi non esistono), un film di Jafar Panahi. Il migliore del concorso, si meritava il Leone
- Venezia 2022. IL SIGNORE DELLE FORMICHE, un film di Gianni Amelio. Non era plagio
- Venezia 2022. LA MIA CLASSIFICA FINALE del concorso
- Venezia 2022. BLONDE, un film di Andrew Dominik. Capolavoro? No
Iscriviti al blog tramite email