Fast Food Nation, La7, ore 1,30.
Richard Linklater è uno dei nomi più solidi e autorevoli del cinema indie americano delle ultime due decadi, autore in bilico tra sperimentalismi arditi e narrazioni più classiche, anche se non proprio mainstream: con all’attivo almeno due ottimi successi al box office, il cultistico Prima dell’alba e il musical-scolastico (cui Glee deve qualcosa) School of Rock. Da appena due settimane è uscito in America il suo ultimo film, Bernie, con il trio Jack Black, Shirley MacLaine e Matthew McConaughey, che sta marciando molto, molto bene nel circuito arthouse e potrebbe anche trasformarsi in un successo di maggiori e inaspettate proporzioni. Questo Fast Food Nation, del 2006, incarna l’anima più leftist e militante di Linklater, che si misura con uno dei bersagli privilegiati dei movimenti antiglobal, la grande industria degli hamburger. Ogni allusione è più che voluta, ma qui il brand preso di mira si chiama per non avere grane Micky’s. Dunque, gli hamburger risultano contaminati, e un manager viene mandato dagli headquarters a indagare fin laggiù nel Colorado dov’è la più grande fabbrica di polpette. Tra suini allevati su scala industriale, ragazzi che conoscono troppe cose delicate, lavoratori immigrati clandestini, il nostro detective scoprirà la sgradevole verità. Diventerà il paladino dei consumatori o insabbierà tutto? Realismo che sembra sconfinare nel mockumentary, anche se la lzioncina politica appesantisce e rallenta un po’ la scorrevolezza. Nel cast Greg Kinnear, il fedele linklateriano Ethan Hawke, più Patricia Arquette, più Avril Lavigne in partecipazione speciale. Se solo predicasse un po’ meno, Linklater sarebbe un grande.
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