Shadow – L’ombra, Rai Movie, ore 22,40.
Mai avventurarsi in un bosco sconosciuto, mai in una zona abbandonata da Dio e dagli uomini, mai in un luogo sinistro e solitario, potrebbe capitarti di tutto. Potrebbe capitarti che il mostro, l’assassino seriale, lo psicopatico ti faccia a pezzi. Lo insegnano le favole classiche, i miti, lo insegna un pugno di horror ormai paradigmatici, Le colline hanno gli occhi, Quella casa nel bosco, Hostel, l’australiano Wolf Creek. Invece sciagurati e sciagurate continuano al cinema a ripetere il fatale errore, e malissimo gliene incoglie. Un po’ se la cercano, diciamolo. Il copione si replica puntualmente in questo Shadow del 2009, girato da quel Federico Zampaglione giù musico dei Tiromancino, compagno di Claudia Gerini, già regista della dark comedy Nero bifamiliare. Film salutato come il ritorno italiano al cinema di sangue e terrore, genere che negli ultimi 20-25 anni ci ha visto assenti, mentre intanto si facevano largo sul mercato globale gli horror spagnoli (oltre a quelli americani, ovvio). Per Shadow buoni riconoscimenti ai vari festival specializzati, interesse da parte dei critici, molta attenzione da parte di siti e riviste dedicate e devote al cinema di genere come Nocturno, vendite su molti mercati stranieri, e però non grandi riscontri di pubblico in Italia. Un reduce dalla guerra in Irak per disintossicarsi da incubi e fantasmi bellici decide di percorrere in bicicletta alcune zone selvagge del centro-est Europa, e già questo. Incontra pure una ragazza con simili progetti, e si mettono insieme: la coppia è già pronta per i mostri di turno in agguato, stavolta sotto le sembianze di trucidi cacciatori. La natura come trappola che inganna chi coltiva sogni rousseauiani di palingenesi, e anche questo è tema ampiamente trattato al cinema, vedi il classicissimo, imprescindibile Un tranquillo weekend di paura di John Boorman. Prima parte di atmosfere ambigue e minacciose, poi si precipita nella macelleria, nel torture porn alla Hostel e Saw. Girato nella zona del Tarvisio e tutto in inglese, a rimarcare l’internazionalità del progetto. Zampaglione dichiara come propri riferimenti la tradizione italica dei film di paura alla Dario Argento e Lucio Fulci. Bisognerebbe aggiungere il Ruggero Deodato di Cannibal Holocaust. Oltre al regista Federico, compaiono nei credits altri due Zampaglione: il padre Domenico alla sceneggiatura e il fratello Francesco alle musiche. Il progetto sarà international, ma il gusto per l’impresa familiare resta molto italiano. Claudia Gerini non c’è.
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