Noi donne siamo fatte così, Iris, ore 22,44.
Chi se lo ricorda più? Nonostante la caratura della protagonista-mattatrice Monica Vitti, nonostante la regia di quel genio brusco di Dino Risi, nonostante che alla sceneggiatura avessero lavorato alcuni dei più bei nomi della commedia all’italiana (Age e Scarpelli, Scola, Vincenzoni), questo Noi donne siamo fatte così non andò granché bene all’epoca in sala, per poi scivolare progressivamente nell’ombra. Merita di essere rivisto e riconsiderato, tanto più che proprio in questi giorni è nei nostri cinema il film francese Gli infedeli che, nella sua struttura a più racconti, e nella sua acidità, è un omaggio (come hanno dichirato gli attori Jean Dujardin e Gilles Lellouche, e gli autori-registi tra cui Michel Hazanavicius) proprio ai film a episodi del Dino Risi anni Sessanta-Settanta. Certo, Noi donne siamo fatte così non è I mostri, capolavoro del genere, ma la crudeltà, il cinismo, la capacità fulminante di sintesi non mancano nemmeno qui. Stavolta si cuciono le varie storie – dodici in tutto – intorno a una Monica Vitti allora all’apice della carriera e unica donna del nostro cinema in grado di esercitare sugli spettatori lo stesso appeal dei quattro colonnelli Sordi-Tognazzi-Manfredi-Gassman. Ma nemmeno la sua immensa popolarità riuscì a trasformare Noi donne siamo fatte così in campione di incassi. Chissà a rivederlo oggi. Meglio ricordare che quando fu girato, 1971, l’era femminista non era ancora incominciata (mancava poco, però), dunque non aspettatevi verso le donne molte indulgenze politicamente corrette.
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