Vent’anni fa, il 6 maggio 1992, moriva nella sua casa di Parigi Marlene Dietrich. Aveva 91 anni, e aveva attraversato tutto il secolo lasciando il suo segno nel cinema, ma non solo. Personaggio enorme, di quelli quasi irraccontabili per come travalicano e esondano da ogni descrizione che si cerchi di farne. Rai Movie la ricorda mandando in onda questa notte (dunque ricorrete a ogni videorecorder digitale e non) tre suoi film tra le due guerre, tutti del periodo post-emigrazione a Hollywood.
Ore 1,15: Desiderio di Frank Bozage (1936)
Ore 2,55: Angelo di Ernst Lubitsch (1937)
Ore 4,25: Marocco di Josef Von Sternberg (1930)
I primi due sono commedie sofisticate, di un’eleganza e di una perfezione oggi irraggiungibile. Desiderio è prodotto da Lubitsch, Angelo è diretto da lui, e il tocco di quel genio venuto dalle Germania weimariana è in ogni scena. In Desiderio Marlene è una magnifica ladra che si innamora del buon americano Gary Cooper, in una Spagna improbabile (allora sull’orlo della guerra civile, ma qui non si sente e non si presagisce niente, tutto è accuratamente depotenziato e reso congeniale alla commedia romantica). Marlene incarna l’Europa, la vecchia Europa di fascino e anche corruzione, Cooper l’America giovane e plebea, anche rude, ma con l’energia e il futuro dalla sua parte. Un duetto e un duello da togliere il fiato ancora oggi. In Angelo Dietrich è una donna divisa tra due uomini, il marito e colui che a Parigi le ha fatto perdere la testa: cinica e beffarda divagazione sul matrimonio e la fedeltà assai lubitschiana. In Marocco siamo in pieno mélo. Dirige Von Sternberg, colui che aveva inventato Marlene in L’angelo azzurro, e qui la ripropone come sciantosa irresistibile e fatale di cui si innamorerà (siamo a Mogador, in un Marocco fintissimo) un soldato della Legione, ancora Gary Cooper. Un film che è un trionfo della bellezza, anche dei due protagonisti.
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