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Magic Mike, regia di Steven Soderbergh. Con Channing Tatum, Alex Pettyfer, Matthew McConaughey, Joe Manganiello, Matt Bomer, Cody Horn, Olivia Munn. Nei cinema italiani dal 21 settembre (distribuzione Key Films-Lucky Red).
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39,1 milioni di dollari. Tanto ha incassato nel suo primo weekend di programmazione (da venerdì 29 giugno a domenica 1° luglio) nei cinema americani Magic Mike, il molto atteso film dell’instancabile Steven Soderbergh su spogliarelli e spogliarellisti maschi. Elevata, da blockbuster, la media per screen di 13.354 dollari. Certo, bisogna vedere la tenuta nelle prossime settimane, ma la partenza promette bene. Soderbergh ha da anni messo su una factory efficiente grazie a cui sforna un film dopo l’altro, tutti impeccabilmente girati, con grosse star di richiamo, ma tutti a budget contenuti. Certo, alterna flop e toppate (nell’ultimo anno quello clamoroso di Haywire) a grandi successi popolari (Contagion), B-movies ad autorialità. Strana e molto interessante figura la sua, che negli anni si è ritagliata uno spazio e un’identità inconfondibile nel panorama americano con un cinema indie dai modi leggeri di produzione, ma capace di performance da blockbuster. Magic Mike è esemplarmente soderberghiano: grande attenzione alla messinscena, nomi di richiamo, un soggetto di garantito appeal soprattutto sul pubblico femminile, ma costi ridotti, solo 8 milioni di dollari. Sicchè al film è bastato il primo giorno nei cinema Usa per ripagarsi e guadagnare. Al centro della storia è Mike (Channing Tatum), un quasi trentenne made in America di quelli molto tosti e sicuri e tesi alla realizzazione del proprio sogno. Se il successo è tutto, lui ci prova realizzando mobili e altri progetti imprenditoriali, ma la notte no, la notte lui sale sul palco dell’Xquisite, club per sole donne di Tampa, Florida, dove si esibisce come stripper. Ormai è un veterano della disciplina, adorato dal pubblico, una garanzia per il proprietario del locale, Dallas (un Matthew McConaughey che ovviamente non lascia a riposo i propri bicipiti e pettorali e pure lui di tanto in tanto sale sul palco a togliersi i vestiti di dosso, oltre a smistare e organizzare il traffico della ciurma nel backstage). Mike intravede nel diciannovene Adam il suo possibile erede e lo avvia al mestiere comunicandogli tutti i segreti e portandolo all’Xquisite. Ma Adam (Alex Pettyfer) è d’animo sensibile, ha qualche turbamento, rischia di scivolare in quello che una volta i cattivi cronisti chiamavano il tunnel della droga. Tra la di lui protettiva sorella e Mike intanto sboccia qualcosa che somiglia all’amore. Tra trame e sottotrame, il film mette in moto la sua grande opera di seduzione del pubblico, puntando soprattutto alle scene individuali e collettive in cui i giovanotti-star del locale si tolgono i vestiti e rimangono nudi con i loro corpi smaglianti. Coreografie che qualche critico americano ha apparentato a Flashdance, e travestimenti dei giovanotti via via da poliziotto, marinaio, pompiere, attraversando e cavalcando abilmente gli immaginari femminili e gay. A garanzia della serietà dell’operazione c’è che Channing Tatum, star emergentissima in America (quest’anno due suoi film, The Vow e 21 Jump Street hanno superato la soglia dei 120 milioni di incasso in patria), nel film ha portato la sue vera esperienza di stripper maturata quando aveva 19 anni. Come usare il corpo lui lo sa assai bene, avendo anche lavorato a lungo come modello e anche per le campagne Armani. Tatum è co-produttore di Magic Mike, e gli incassi del primo weekend l’avranno di sicuro riempito di soddisfazione. Come ampiamente prevedibile, la stragrande maggioranza di chi lo è andato a vedere è costituita da donne (73%), e da donne al di sotto dei 35 anni (57%). Tra gli uomini si immagina qualche riluttante fidanzato-marito e un buon numero di gay. Probabile che nelle successive settimane di programmazione e anche nel resto del mondo la composizione del pubblico rimarrà più o meno la stessa. Magic Mike ha raccolto anche buone e ottime critiche. Su Metacritic, collettore di recensioni di alto profilo, ottiene un buonissimo 73%, sull’altro collettore, Rotten Tomatoes, addirittura un 78%, media eccellente considerando l’alto numero di recensioni prese in considerazione, quasi 130. Il decano-guru dei critici Usa Roger Ebert, assegnando tre delle sue quattro stelle, e alludendo ai risvolti mélo del film e alla crisi del personaggio del giovane e melanconico stripper Adam, scrive che “selling anyone the right to touch your genital area for a couple of bucks is not a good way to build self-esteem”, “vendere a tutti il diritto di toccarti nelle zone genitali per un paio di dollari non è un gran modo per costruirsi l’autostima”. Ben detto, Ebert. Mai letto niente di più fulminante sullo strip, maschile o femminile che sia.
Una risposta a MAGIC MIKE: il film sullo strip maschile (firmato Soderbergh) fa il botto al box-office Usa