Recensione in anteprima: BIANCANEVE E IL CACCIATORE parte bene, ma poi si perde


Biancaneve e il cacciatore
, regia di Rupert Sanders. Con Kristen Stewart, Charlize Theron, Chris Hemsworth. In uscita l’11 luglio 2012.

Dopo quello ultracamp di Tarsem Singh, ecco il secondo film revisionista della stagione su Biancaneve. Si parte bene, con lotte di potere alla Games of Thrones, poi purtroppo si cade e scade nel fantasy ragazzinesco-truculento con mostri, magie nere e d’altro colore, prodigi a effettacci speciali. Peccato, occasione sprecata, anche se Biancaneve e il cacciatore si lascia guardare. Giganteggia Charlize Theron regina malvagia, che vince alla distanza il confronto con la Julia Roberts dell’altro film. Voto 5+
Chissà perché proprio quest’anno sono stati prodotti due film revisionisti della fiaba-mito di Biancaneve. Francamente, non se ne capisce la ragione, se non quella di pescare in ogni angolo del repertorio favolistico occidentale (e pure extra occidentale, se è per questo) per cavarne un prodotto global-massificato a uso delle platee di teeenager golosi di popcorn movie, di quell’inverosimile-meraviglioso-barocco filmico declinato ai tempi e alla tecnologia degli effetti ed effettacci speciali. Non è che poi, nonostante le ricette calcolate e messe a punto al bilancino dai furbetti del marketing – un bel po’ di mena-mena e azioni muscolari per gli adolescenti maschi in subbuglio ormonale, un po’ di romance per le femmine, più qualche sottotesto un filino più alto e complesso e di un qualche impegno per gli over 30 e oltre – tutto riesca sempre così bene. La riprova è questo astuto, ma poi non così tanto, Biancaneve e il cacciatore, che al box office Usa dopo aver fatto il botto al primo weekend di programmazione si è un attimino afflosciato, segno che il passaparola di chi è corso a vederlo subito non è stato dei più favorevoli (è il contrario, naturalmente, quando gli incassi nella seconda e terza settimana si mantengono al livello o quasi di quelli inziali). Il totale al botteghino americano a oggi fa 145 milioni di dollari, niente male, ma probabilmente al di sotto delle aspettative, vista l’enormità del budget (170 milioni di dollari). Concordo con quelli del passaparola. Questo film, che della fiaba dei Grimm fa una rilettura radicale, assai più di quella operata da Biancaneve/Mirror Mirror di Tarsem Singh che abbiamo visto qualche mese fa, parte benino, anzi bene, promette ma poi non mantiene, e disperde certe buone intuizioni iniziali, forse per eccesso di astuzia e per il voler accontentare troppi strati diversi di pubblico arenandosi in un pasticcio anche abbastanza indigesto. Parte bene, si diceva, e sembra difatti di assistere a qualcosa di simile a Game of Thrones, il più shakespeariano prodotto televisivo che si sia mai visto e fatto, con tutte le sue belle congiure, il senso ingordo del potere, le lotte al sangue e al veleno tra fazioni, le imboscate. Quel sinistro castello nella neve delle scene d’inizio, quelle gocce di sangue, poi la misteriosa Ravenna salvata dal buon re neovedovo e che diventerà ben presto sua moglie e nuova regina. Ma è una strega che più maligna non si può, e con l’aiuto del fratello pervertito e da lei plagiato, fa fuori il marito e si impossessa di regno e castello. Fuga dei lealisti-legittimisti che non vogliono sottostare all’usurpatrice e vengono da lei spietatamente perseguitati, e la povera bimba Biancaneve, rimasta orfana, imprigionata in una torre inaccessibile affinché non turbi Ravenna e fratello. Insomma, non male. Spietatezza, lurido cinismo, spade e stiletti, letti dove eros si coniuga freudianamente a thanatos, e oltre che a Game of Thrones si pensa anche ai televisivi Borgia. Fiaba finalmente adulta, e già ti prepari a degustare quel che verrà. Che invece prende altre direzioni, purtroppo, soprattutto quello del fantasy più sdato di mostri, super poteri, magie nere. La Regina Ravenna, una Charlize Theron assai in parte che sa tirar fuori tutti i ghigni e le crudeli smorfie necessarie, per mantenere sia la giovinezza che il potere ricorre alle più negromantiche pratiche, avendo ereditato i super poteri da non si capisce bene chi e come. Fatto sta che è sempre a caccia di ragazze cui rubare il soffio vitale e magari il cuore. Quando Biancaneve grandicella se ne scappa dalla torre, la perfida naturalmente fa di tutto per ricondurla in catività, onde impedirle di mettersi alla testa dei lealisti ansiosi di ripristinare l’antica legalità. Anche a lei strapperà il cuore, e sarà il mezzo per assicurarsi l’eterna giovinezza. Visto che per catturare la buona Snow White ci si deve inoltrare in una foresta densa di ogni mostro e ogni pericolo, Ravenna manda a chiamare l’unico uomo che l’abbia attraversata e ne sia uscito indenne, un poderoso cacciatore di nome Eric, interpretato da quella massa di bicipiti, tricipiti e pettorali che è Chris Hemsworth, meglio conosciuto per Thor e The Avengers, che qui rivela insospettabili doti di commediante (complimenti). Non sto a dirvi il resto e la rava e la fava, se non che alla fine giustizia sarà fatta e il Bene trionferà sul Male. Il problema è che questo spettacolone, che pur si lascia vedere senza noia, affastella troppe linee narrative, plot e subplot, imbocca la strada dello scontro di potere e poteri, la potenzialmente più interessante, ma poi la abbandona e privilegia quella del fantasy più ragazzinesco con mostri, scontri anche insensati alla spada, gratuiti prodigi, in una prolissità e confusione da capogiro. Si fatica a seguire le varie piste, molti snodi narrativi restano inesplicati e ingiustificati, i poteri magici della malvagia Ravenna vengono tirati fuori o impediti a seconda delle convenienze del racconto, il che è francamente scorretto verso lo spettatore, ed è una imperdonabile voragine di sceneggiatura (se Ravenna è così onnipotente, non si capisce come faccia alla fine a soccombere a Biancaneve e ai suoi alleati). C’è perfino una parte, tanto per non farsi mancare nulla, con un bosco incantato di creaturine carine-carine che vengono dritte da Alice in Wonderland e che somigliano pure in formato bonsai a quelle dell’ultraecologico pianeta Pandora di Avatar. All’insegna del di tutto-di più l’ultima parte ci fa vedere pure una Biancaneve guerriera con l’armatura a capo dei legittimisti, una Kristen Stewart visibilmente imbarazzata in queste sequenze che sembrano citare tutte le Giovanne d’Arco che abbiamo visto al cinema, ma soprattutto la più brutta, quella firmata Luc Besson con un’insostenibile Milla Jovovich. Altro imperdonabile errore di sceneggiatura: Biancaneve civetta sia con il buon principe sia con il cacciatore il quale, anzichè catturarla come da ordine della regina, la salva, e noi non capiamo con chi lei si accaserà, se con lui o con quell’altro, visto che il film lascia aperte entrambe le ipotesi. Biancaneve bigama? Vogliamo scherzare? (io faccio il tifo per il cacciatore, mica per quel perfettino inamidato del principe). A trionfare su tutti è comunque Charlize Theron, che vince a distanza anche il confronto con Julia Roberts regina malvagia di Mirror Mirror. Theron è un’attrice vera, che quest’anno in Young Adult ci ha mostrato di cosa è capace: sarebbe stata l’unica a contendere davvero l’Oscar a Meryl Streep se solo all’Academy si fossero degnati di darle la nomination, invece niente (vergogna). Uno di quei non così frequenti casi in cui la straordinaria bellezza si unisce al talento, perciò teniamocela stretta, Charlize, aspettando di vederla nell’imminente Prometheus di Ridley Scott. Deve solo stare attenta a non esagerare in malvagità e sogghighi, sennò il camp è dietro l’angolo. Come ha argutamente twittato Wesley Morris, il critico cinematografico che quest’anno si è portata a casa inaspettatemente un Pulitzer tra lo scorno e l’invidia di colleghi ben più famosi e titolati di lui: “Young Adult, Snow White, Prometheus: Charlize Theron has fully Dunawayed”. Come non essere d’accordo?

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