La terra del desiderio, Rai 3 (a Fuori Orario), ore 1,00.
Terzo film – siamo nel 1947 – di Ingmar Bergman, allora sconosciuto fuori dai confini svedesi, anche se La terra del desiderio fu presentato al secondo (secondo!) festival di Cannes. Bergman aurorale e in cerca di sè, ma l’impronta e i temi sono già inconfondibilmente suoi: il senso di colpa, la desolazione della vita, la ricerca frustrata di un senso purchessia, famiglie percorse da pulsioni insane e distruttive. Anime ferite, anime vaganti. Si sente l’eco di Ibsen e Strindberg. Lo strano è che lo stile è influenzato dall’allora egemone neorealismo italiano, sicchè Bergman ambienta fuori dagli studi, con gente della working class, tra barche e cantieri e porti, mimando Rossellini. Ma è già lui, basta andare oltre le apparenze e seguire i segni che dissemina ovunque. Johannes è un marinaio che cerca di tornare con la donna amata, ma lei non ne vuole sapere. Intanto riemergono conflitti mai sopiti con il padre. Flashback su un passato che ha lasciato segni non cancellabili. Cieli plumbei, il freddo mare del nord, luteranesimi rigorosi, implacabili, esigenti. Insomma, Bergman.
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