La vita in rosso, regia di Pavel Lounguine, Iris, ore 22,49.
Grande irregolare del cinema con i suoi eccessi, lo stile fiammeggiante, il russo Pavel Lounguine si rivelò nel 1990 a Cannes con Taxi Blues. Da allora di film ne ha girati parecchi, nessuno però che abbia avuto la stessa risonanza di quello. Anche se trasferito a Parigi, nel suo lavoro prende sempre di petto la Russia, ritraendola senza pietà nelle sue convulsioni post-sovietiche e nelle sue lacerazioni. Niente meglio di La vita in rosso, anno 1996, ci fa capire cosa fu negli anni Novanta dalle parti di Mosca e San Pietroburgo l’ascesa di una classe criminale che, approfittando del vuoto o della timidezza delle istituzioni di allora, impose se stessa come potere parallelo. Anzi come potere tout-court. Un francese a Mosca viene arpionato dalla bella Oksana (guardarsi dalle russe di nome Oksana, come sa bene anche Mel Gibson): si ritrova rapito e nelle mani di un boss mafioso. Vogliono che reciti per conto loro una parte in una gigantesca truffa, che si finga il venditore di una (inesistente) fabbrica cotonifera (l’allusione alle molto discusse privatizzazioni di quegli anni Novanta eltsiniani non è per niente casuale). Il resto si sviluppa come un noir assai duro e truculento, in stile Lounguine, e in quel clima profondo-russo dove tutti bevono vodka e sparano. Vincent Perez, uno dei fidanzati storici di Carla Bruni, è il francese rapito.
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