Il gatto a nove code*****, Rai Movie, ore 22,45.
Un altro titolo del ciclo che si è avviato il 2 agosto su Rai Movie 100 pallottole d’Argento, in cui Argento (Dario) introduce due volte la settimana, e lo farà per un anno circa, film dell’orrore, del terrore, di paura e altre declinazioni del genere e de-generi. Stasera Argento gioca in casa. Il gatto a nove code è il secondo capitolo della Trilogia animale (dopo L’uccello dalle piume di cristallo e prima di Quattro mosche di velluto grigio) che lo lanciò in orbita come padre fondatore del nuovo thriller sadico. Il plot, as usual in D.A., è risibile, ma che importa. Conta solo la tensione che scatta inesorabile tra lame, urla, ragazze braccate e poi orrendamente uccise, misteriosi assassini mascherati e dalle mani guantate di nero, ambienti vuoti e sinistri, e sangue sangue sangue. Qui il pretesto che mette in moto la giostra del massacro è una scoperta scientifica (scientifica?), la presunta individuazione in laboratorio del gene che predispone ai comportamenti criminali: chi ce l’ha, secondo lo spiccio determinismo del film, non può che diventare un assassino (come si vede, la fiducia cieca nella genetica come decrittazione dell’inconoscibile umano dominava già in quel lontano 1971). Ma non è il caso di fare la predica, meglio abbandonarsi all’universo di sospensione fantastica e da incubo che il regista sa creare. C’è il solito mezzo divo venuto dagli Usa che non manca mai nel primo Dario Argento – stavolta è Jim Franciscus – e una notevole Catherine Spaak. Karl Malden è il cieco che vede dentro al mistero meglio di tutti gli altri. Amo molto Il gatto a nove code, e ritengo l’Argento della Trilogia il migliore di sempre insieme a quello di Profondo rosso e Suspiria. Lui è uno di quei cineasti italiani poco amati in patria – i nostri critici non gli hanno mai rilasciato la patente di regista di serie A volentieri concessa a gente meno talentuosa di lui – e invece venerati all’estero, e che più hanno influenzato il cinema, non solo di genere.
Gli asterischi:
* da evitare
** evitabile
*** vedibile
**** da vedere
***** indispensabile
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