Basic Instinct, Iris, ore 21,03.
Paul Verhoeven mi piace da sempre, fin dal suo primo periodo olandese, e mi ostino a pensare che questo suo Basic Instinct non sia solo il film in cui Sharon Stone accavalla le gambe senza slip. Verhoeven è indigesto, ma è un autore molto riconoscibile, anche abbastanza unico. C’è in lui quell’immaginario erotico spesso, denso, pesante, greve, da Nord profondo, da Fiandre tra Anversa, Amsterdam su su fino a sfiorare Amburgo. Quell’erotismo che ha prodotto la tristezza delle ragazze in vetrina e la prima, livida pornografia europea anni Cinquanta-Sessanta. Ecco, Basic Instinct è così. Europeo, nordico, per niente hollywoodiano nonostante le sue sembianze di noir seriale. Basic Instinct è una pala fiamminga di corpi pallidi già oltretombali e di colpevoli senza redenzione. Del 1992 (son passati vent’anni di già) è, piaccia o meno, un classico e modello di riferimento.
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