My Name is Joe, Rai 5, ore 23,20.
Uno dei migliori film di Ken Loach, che pure ne ha prodotti molti di buoni nella sua pluridecennale carriera. Del 1998, My name is Joe è un Loach che non lancia proclami tonanti, non sale sulle barricate, e i suoi adorati messaggi politici e ideologici li lancia indirettamente, annegandoli abilmente in una narrazione credibile e avvincente. I personaggi di questo film non sono caratteri dimostrativi, figurine di un’opera dei pupi ideologica, ma caratteri complessi, multistrato, multifaccia, com’è la realtà. Siamo a Glasgow, Scozia, che tra l’altro è anche lo sfondo del nuovo Ken Loach in arrivo a dicembre nei cinema, La parte degli angeli, proiettato a Cannes 2012 e lì vincitore del premio per la sceneggiatura. Joe è un puro derelitto loachiano, un proletario senza lavoro e uscito dall’alcolismo che non ha smesso però di sbattersi per una vita più decente, che ancora un po’ ci crede. Allena una squadra di calcio di ragazzini per tenerli lontano, come dicevano una volta le vecchie zie, dalle cattive compagnie e dai brutti vizi, finché conosce un’assistente sociale, Sarah, ed è innamoramento e amore. Le vicende dei due si intersecheranno con quelle di un’altra coppia, Liam e Sabine, entrambi eroinomani. È per dare una mano a Liam e procurargli dei soldi che Joe si infila nei guai. Storia di povera gente che vorrebbe rialzare la testa ma non ce la fa, con quel che di dickensiano che sempre spira in Loach. Peter Mullan premiato a Cannes come miglior attore.
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