Sotto accusa, Iris, ore 21,05.
Pochi se lo ricordano, ma il primo dei suoi due Oscar Jodie Foster lo vinse nel lontano 1989 con questo film, mentre quello, più famoso, per Il silenzio degli innocente sarebbe arrivato dopo. Diretto dal discontinuo ma piuttosto interessante Jonathan Kaplan, un irregolare di Hollywood, fu in America un caso, un film che innescò dibattiti e riflessioni popolar-collettivi sullo stupro, incidendo parecchio nel profondo della nazione e facendo pendere la bilancia ovviamente dalla parte delle donne-vittime: quello che in Italia era stato anni prima il televisivo Processo per stupro. Una barista che passa per una che la da via facile viene violentata su un flipper da tre energumeni tra il plauso e l’incitamento dei maschi presenti. Grazie a un avvocato assai dalla parte delle donne (la Kelly McGillis di Top Gun), la povera, inconsapevole Sarah rintuzza le accuse di ‘tanto ci stava, tanto se l’è cercata’ e ribalta in tribunale la situazione. Non così ideologico come sembra, perché Kaplan tiene d’occhio personaggi e storia e la tesi non la precostituisce, ma la fa emergere attraverso il racconto dei fatti. Teso come ha da essere un courtroom movie. Jodie Foster è fantastica nella parte della ragazzotta proletaria incolta e inconsapevole di sè.
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