L’appartamento spagnolo, la7d, ore 23,10.
Uno dei miei (forse irragionevoli) cult. Vi si narra di un ragazzo francese che si infila nel programma Erasmus e finisce a Barcellona in un incasinatissimo appartamento tra coetanei di ogni parte d’Europa (c’è anche l’italiano, ma ha un ruolo marginale). La solita vita da studenti sregolata ma non troppo, tra amori, bagordi, goliardate, ciucche e sballi, nulla di particolarmente nuovo rispetto ai tempi della Bohème e di Addio giovinezza. Un racconto di formazione abbastanza classico. Solo che Cédric Klapisch, il regista, è bravissimo nell’intercettare l’air du temps (siamo nel 2002), l’ansia di cosmopolitismo e di fuga dei ventenni della generazione zero, il loro – magari illusorio – sentirsi alla giannanannini ragazzi dell’europa e non di una qualche provincia. A tratti irresistibile, anche grazie a Romain Duris, qui al suo primo film, pescato dal regista fuori da una scuola, e destinato a diventare una star della cinematografia francese e non solo (io sono un suo fan). Duris in L’appartamento spagnolo è un dongiovanni indolente e restio che ricorda un po’ Mastroianni, cui nessuna sa resistere. Il film fu un successo clamoroso, che fondò e rifondò il doppio mito dell’Erasmus e di Barcellona come città giovane e trasgressiva dove tutto è permesso. Io detesto entrambi i miti, eppure adoro l’Appartamento spagnolo.
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