In Bruges – La coscienza dell’assassino, Rai 4, ore 23,14.
Lo adoro, semplicemente. Tra i migliori noir che mi sia capitato di vedere da molti anni a questa parte. Un noir sui generis, assai autoriale, che porta l’impronta forte del suo regista e ancora più sceneggiatore Martin McDonagh, talento che si è rivelato al cinema proprio qui, e confermatosi quest’anno con il notevole, acuminato, stravagante 7 psicopatici. Film di parola, In Bruges, in cui è il flusso verbale, sono i monologhi e dialoghi meravigliosamente scritti (si sente Pinter) a determinare l’azione, e non viceversa. Teatrale? Sì, forse. Ma come sono teatro certi capolavori del cinema, penso, che so, a Eva contro Eva di Mankiewicz. McDonagh costruisce parole su parole, impalcature di parole, architetture, mescolando l’alto e il basso, citazioni colte e trivialità, meditabonde riflessioni e cazzeggio, un qualcosa che lo rende abbastanza affine a Tarantino, se proprio gli vogliamo trovare una parentela (ma anche il recente Cogan di Andrew Dominik con il killer Brad Pitt gli somiglia). Ray e Ken sono due killer mandati dal loro boss londinese a passare un po’ di tempo nella medievale città belgo-fiamminga di Bruges (anzi Brugge), canali, palazzi di mattoni che si specchiano nell’acqua, infinite memorie del passato. Una città fantasmatica, al pari di Venezia (e mica per niente In Bruges cita esplicitamente il gran film di Nicholas Roeg A Venezia un dicembre rosso shocking). Ray, il più giovane (Colin Farrell, che con questo ruolo si è ricostruito una verginità d’attore e una carriera dopo disastri tipo Alexander), è corroso dal senso di colpa per aver ucciso sul lavoro un bambino, il massiccio Ken (Brendan Gleeson), più grosso e più grande di lui, forse lo sorveglia su incarico del boss, certo gli sta vicino e cerca di dargli una mano. Sono in attesa di ordini. Ma perché sono stati mandati dal capo (Ralph Fiennes) in quella strana città? Che ci fanno a Bruges? Cosa c’è sotto? Cosa c’è dietro? Entrano nella storia altri personaggi: un nano attore, una ragazza che pare innamorarsi di Ray. Man mano emerge il senso di quella missione nelle Fiandre, seguirà un gioco mortale. Premi e riconoscimenti ovunque, e meritatamente, compresa la nomination all’Oscar 2009 per la migliore sceneggiatura. Gran successo nell’area anglofona.
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