Bronson, Rai Movie, ore 1,00.
Quando lo vedo nei palinsesti notturni non me ne capacito. Ma come, è un capolavoro, oltretutto poco visto, uscito solo l’agosto 2011 nei cinema italiani (in qualche piccolo cinema: a Milano lo hanno dato al Centrale). Anche se bisogna dire che Bronson è del 2008 e da noi è stato distribuito con colpevole ritardo, e mandato nei cinema probabilmente solo perché stava per arrivre dello stesso regista, il danese (ma basato a New York) Nicolas Winding Refn, l’ultimo e ben più famoso Drive (recensione su questo blog). Ora, io di Refn sono un entusiasta, e per Bronson ho perso la testa, da tanto che mi è piaciuto e l’ho amato. Si tratta del biopic molto sui generis di Michael Gordon Peterson, il detenuto più famoso di Gran Bretagna e quello di più lunga durata (quasi 40 anni). Entrato in galera a vent’anni nei Sixties per una stupida rapina, ci è poi rimasto quasi ininterrottamente (una sua uscita di un paio di mesi finì nel solito casino che lo riportò subito dietro le sbarre) per via di aggressioni, tentati omicidi, ribellioni, vandalismi e quant’altro perpetrati man mano in carcere. Refn ricostruisce fatti e malefatte di Peterson (che si è scelto il nickname Bronson in omaggio a uno dei duri più duri dello schermo) con la forza belluina che gli è tipica e congeniale, ma anche con altissimo senso dello stile. Refn è un grande, e questo è forse il suo film più grande. Non rinuncia, il regista, nemmeno ai brechtismi più audaci e sfacciati, facendo raccontare allo stesso protagonista la sua storia, piazzandolo su un palcoscenico a raccontare al pubblico (e a noi spettatori), con la faccia biaccata da kabarett weimariano-espressionista, come da ragazzo qualunque è diventato la suoperstar delle carceri britanniche. Perché la celebrità è il vero demone che muove Peterson/Bronson, il quale, paradossalmente, la fama la conquisterà anche come stimato artista. Film immenso, tra i vertici dell cinema della scorsa decade. Se avete voglia di saperne di più, potete dare un’occhiata alla mia recensione estesa su questo blog. Protagonista un enorme Tom Hardy, che abbiamo visto nel 2012 come il cattivo Bane in Il cavaliere oscuro – il ritorno e nei mediocri -mica per colpa sua – Lawless e Una spia non basta.
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