Before Midnight, regia di Richard Linklater. Con Ethan Hawke, Juie Delpy, Ariane Labed, Athina Rachel Tsangari. Sezione Competizione (ma fuori concorso)Si sono conosciuti in Prima dell’alba (1995), si sono ritrovati in Prima del tramonto (2004). Adesso Julie Delpy e Ethan Hawke, ovvero Céline e Jesse, sono una coppia con due gemelle. Li rivediamo in Before Midnight in vacanza in Grecia, sempre molto camminando e molto parlando. Dialoghi scintillanti e di tempi perfetti che fanno di questa trilogia una delle poche vere sophisticated comedy delle ultime decadi. Un incanto. Film qui applaudito e amato, e l’altro giorno a sorpresa il regista Linklater è stato anche insignito di un riconoscimento speciale. Voto 7 e mezzo
Torna la premiata coppia Ethan Hawke-Julie Delpy as Jesse & Céline, e torna per il numero tre dopo Prima dell’alba (1995) e Prima del tramonto (2004). Sempre con Richard Linklater alla macchina da presa, uno dei più acuti e abili cinesti american indie, capace di penetrare anche nei territori del cinema quasi mainstream come questo (o come Bernie e School of Rock). La saga dei vari Before, come ben sanno gli estimatori – tanti e sparsi in tutto il mondo, concentrati soprattutto tra i 35 e i 50 anni, soprattutto tra il pubblico femminile – tratta di un lui e una lei che si incontrano, si riperdono, si ritrovano anni dopo, finalmente si mettono insieme e rischiano di riperdersi, sempre camminando e parlando moltissimo, in una walkie and talkie perfino ossessivo e feticistico, ormai diventato il marchio di riconoscimento della serie. Poche volte nel cinema recenti dialoghi e sceneggiatura sono e son stati così strutturanti. Ci sono film visuali e film di parola, Before Midnight e i due precedenti appartengono alla seconda categoria. In fatto di parole qui ognuno ci mette del suo, Linklater, Delpy, Hawke, sicchè non sai quanto i dialoghi siano scritti, quanto invece riscritti e improvvisati tra Céline e Jesse in una sorta di jam session jazz. L’impressione è che sia così, o perlomeno son tutti talmente bravi da farci credere che sia così. La sequenza centrale, la più impressionante per virtuosismo tecnico e interpretativo, vede la coppia scendere dalla casa di amici (siamo in un qualche posto del sud del Peloponneso) verso il mare e l’albergo che li ospiterà per una notte speciale, saranno una ventina di minuti con pochissimi taglia e intanto Jesse e Céline non smettono un attimo di parlarsi, in una conversazione ping pong dove si rilanciano battute, perfidie, tenerezze senza sdilinquimenti. Una prova virtuosistica che già da sola rende questo film notevole.
Cosa si si dicono? Di cosa parlano i nostri due? Di tutto, ma soprattutto di quelle cose di cui si parla quando si parla d’amore, le sottili gelosie, i possibili tradimenti, i ricordi belli, le cose brutte, i rinfacci e tu sei un maledetto maschio sciovinista e tu una donna che io non capirò mai. I due dopo tante peripezie ora stanno insieme, sono una coppia. Il figlio che lui ha avuto dalla prima moglie lo vediamo all’inizio del film prendere (da solo) l’aero per tornare a casa. Restano in vacanza in Grecia Jesse, Céline e le loro due gemelle. Jesse è ormai scrittore affermato, anche se non se la tira e si porta addosso la sua piccola fama con leggerezza, Céline è in ballo per un lavoro importante dopo tentativi falliti di lavori alternativi. Abitano a Parigi, dove lui si è trasferito, ma adesso Jesse vorrebbe tornare in America per stare vicino al figlio, e questo è uno dei problemi che devono affrontare. Anzi, diventerà il probelma e scatenerà lo scontro. Il film grossomodo è diviso in quattro blocchi: il viaggio in macchina di ritorno dall’aeroporto, un pranzo con amici in una casa sul mare, la lunga passeggiata di cui si diceva verso l’albergo e la complicata notte che ne seguirà. Tutto in una giornata. L’ultima parte in hotel raggiunge livelli di rinfaccio che arrivano alle punte di crudeltà di Chi ha paura di Vorgina Woolf?, e sembra che la coppia ormai stia esplodendo. Ma ci sarà un incontro in riva al mare (forse) risolutivo. Il piacere del film è soprattutto piacere della conversazione e, per noi, di ascoltare; si tirano in ballo anche le buone letture, Shakespeare e i russi, le citazioni giuste di gente che ha studiato e anche frequentato le migliori scuole e conosce l’arte chic-borghese di godersi la vita. Un milieu, un ambiente sociale alto-intellettuale che rende questa trilogia così amata dal pubblico che un tempo si sarebbe detto radical chic o gauche caviar e adesso bourgeois-bohémien. Ma la parte migliore in my opinion è il pranzo su quella terrazza sul mare, con il padrone di casa si presume inglese e una sua amica, i nostri due e le relative figlie, una giovane giovane formata dal nipote del padrone di casa e un’attrice (la meravigliosa Ariane Lebed), un’altra coppia greca tra i trenta e quaranta. Si parla di tutto, con leggerezze e profondità, e si affronta il tema delle coppie unite fino alla vecchiaia. Si parla della morte, e il momento più commovente è quando la signora rievoca il suo uomo scomparso. C’è un’aria molto reale e insieme molto letteraria, echi di quella letteratura inglese che ha amato il Mediterraneo e la Grecia, da Byron a Lawrence Durrell, c’è il fascino della classicità ellenica, c’è un incrociarsi di parole e vissuti e sguardi delle varie coppie quasi shakespeariano, dello Skakespeare di La dodicesima notte a quello del Racconto d’inverno, esplicitamente citato. Un incanto, ecco, ma senza melensaggine, anzi con un lato oscuro assai potente e presente. Cibo per la mente. La ragazza è Ariane Lebed, una delle più belle e brave giovani attrici in circolazione, attrice-totem del nuovo cinema greco, premiata tre anni fa a Venezia per Attenberg e vista poi l’anno successivo nel disturbante Alpis. E la signora greca a tavola è Athina Rachel Tsangari, che del nuovo cinema greco è la guru, l’anima, il motore, regista di Attenberg, e anche co-produttrice di questo Before Midnight peloponnesiaco, e pure qui alla Berlinale in veste di giurata. Così il cerchio si chiude. Julie Delpy, anche vista in conf. stampa, ha messo su un’aria matronale, fianchi pesanti e gambotte che la rendono assai diversa da quella che avevamo conosciuto in Killing Zoe e in Kieslowski. Non porta segni di botox e di interventi estetici, e questo è bello (e il suo corpo diventa uno degli oggetti discorsivi del suo match verbale con Jesse). Ethan Hawke ha messo una bella faccia da quarantenne intelligente, a rovinarlo un po’ qui a Berlino era la capigliatura quasi punk, immagino per un qualche film che sta girando.
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