In The Mood for Love, Rai 5, ore 23,29.
Già, grande film, di quelli che rischiano di fare la storia del cinema o almeno un suo pezzo. Inserito difatti dal mensile inglese Sight & Sound tra i 30 migliori della scorsa decade (è del 2000) e, se ricordo bene, anche parecchio votato nel referendum indetto qualche mese fa – sempre da S&S – tra critici e registi di tutto il mondo sui migliori film di sempre. Un monumento. Mi sono reso c0nto di quanto sia amato, soprattutto dalle donne, constatando qualche settimana fa alla Berlinale il culto reverente che circondava il suo regista Wong Kar-wai, presidente della giuria al festival. Benché abbia fatto altri film importanti e belli, resta e credo resterà per sempre “quello di In The Mood for Love“. Ma cos’ha di speciale questo film che apparentemente racconta la storia semplice semplice, così semplice da essere al limite della non storia, di un uomo e una donna che si amano, ma che non diventeranno mai amanti? Lo stile, credo. In The Mood for Love si inserisce nel nutrito filone del cinema asiatico che guarda a Antonioni e alle sue alienazioni anni Sessanta (vedi anche alla voce Tsai Ming-Liang): rarefazione, astrazione (cose e persone sottoposte a un processo che man mano li disincarna e li eleva a simboli), minuziosa attenzione a ogni moto interiore senza però alcuna retorica psicologistica. Eleganza: della messinscena, dei movimenti della macchina da presa, degli stessi personaggi. Siamo (antonionianamente?) nel 1962 a Hong Kong, tra i réfugé venuti da Shanghai dopo la presa del potere maoista nei tardi anni Quaranta. Chow Mo-Wan e la signora Chang sono vicini di casa, si conoscono appena, si sfiorano. Scoprono che i rispettivi coniugi sono amanti. Si conosceranno meglio, impareranno ad amarsi, ma lei non vorrà che la loro diventi una storia di amanti. Vite qualunque di passioni non qualunque. Atmosfere soffocate. Interior decoration meravigliosa (quelle tappezzerie) e costumi che lo sono altrettanto (l’abito a fiori), colonna sonora che incrocia mondi, sensibilità e culture, e la parte migliore è quella made in China. Gli amanti impossibili sono Tony Leung, con quella sua aria austera e nobile, e Maggie Cheung. Impossibile dimenticarli.
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