Ogni cosa è illuminata, Iris, ore 23,23.
Dirige Liev Schreiber, attore statunitense (anche marito di quell’incanto di Naomi Watts) che stavolta passa alla regia, e la cosa gli riesce benissimo. Un film che non tradisce il gran bel libro di Jonathan Safran Foer da cui è tratto. Un giovane ebreo newyorkese (Elijah Wood) va in Ucraina alla ricerca dello shetl in cui viveva il nonno. Sarà anche una ricerca nell’ebraismo est-europeo spazzato via dalla Shoah. Nella parte della guida ucraina – uno stravagante ragazzotto pazzo dell’America che parla un meraviglioso inglese di fantasia (ogni cosa è illuminata sta per ‘è tutto chiaro’)– c’è il grande Eugene Hutz dei Gogol Bordello, che rispunterà di lì a poco nel film di Madonna Sacro e profano. Dal successivo romanzo di Safran Foer sul trauma del’11 settembre, Molto forte, incredibilmente vicino, è stato tratto un altro film di molte ambizioni (regia di Stephen Daldry, cast di prima fascia composto da Sandra Bullock, Max Von Sydow e Tom Hanks), ma alquanto deludente.
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