Una donna allo specchio, Iris, ore 22,53.
Quando Stefania Sandrelli diventò, dopo il pazzesco successo di La chiave di Tinto Brass, l’icona dell’erotismo e delle sporaccionate presunte autoriali del nostro cinema. A vederla oggi quale paciosa e giudiziosa testimonial di yogurt anti osteoporosi non si direbbe, eppure in quei primi anni Ottanta la signora convogliò nei cinema torme di spettatori ansiosi di vederla in azione nei talami e in ogni altro luogo adatto e disadatto alle imprese del sesso. Qui, in Una donna allo specchio, la sequenza più celebre la vede nuda aggrappata alle condutture del bagno mentre Marzio G. Honorato fa il suo dovere di macho mediterraneo. Un uomo e una donna si incontrano durante lo scatenato carnevale di Ivrea, quello delle arance per intenderci. Se ne staranno tre giorni al chiuso a fornicare senza sapere niente uno dell’altra, con parecchie variazioni sul copione base. Da rivedere quale film-simbolo di quei tempi. Regia di Paolo Quaregna.
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