La casa del diavolo, Mtv, ore 23,00.
Il film che, insieme a La casa dei 1000 corpi (che poi è l’antecedente, il prequel, di questo), ha creato e fissato il culto horror verso il suo regista Rob Zombie: strana creatura, Zombie (pseudonimo del signor Robert Bartleh Cummings), nato come musicista rock-heavy metal con la solita scia di satanismo e zolfo, e poi evolutosi in creatore di cinema di paura. E che cinema signori. Cinema estremo e saguinolento, però per niente corrivo, e dotato di uno stile potente, di un’impronta personale che non ti aspetteresti, di inventiva e capacità di messinscena. Come in Non aprite quella porta, protagonista è una famiglia dedita ai più tremendi massacri, alle sevizie seriali di vittime per caso, alla mattanza di umani. Dopo la prima avventura in La casa dei 1000 corpi, stavolta i Firefly – questo il nome del clan – se la devono vedere con uno sceriffo deciso a fermare i loro assassinii e stroncarli per sempre. Una guerra in cui a andarci di mezzo saranno molti innocenti. Una ballata macabra di estetica pop-country. Una sinfonia del massacro. Satana al lavoro nel South-West, tra sordidi motel, bordelli per vaccari, stazioni di servizio perse nel niente. Sgargiante, come può esserlo il vermiglio del sangue zampillante, il viola delle facce tumefatte. La spaventosa sequenza della strage al motel è come Funny Games di Haneke con Charles Manson e la sua banda all’opera. A tratti ti ritrovi a pensare che, ebbene sì, questo film sia qualcosa di prossimo al capolavoro, certo rischia di assestarsi come il miglior horror dell’ultima decade. Rob Zombie è un autore, un autore vero, non ce n’è. Citazioni cinefile sparse dappertutto, con Groucho Marx addirittura feticizzato. Finale che ricorda un road movie ‘antagonista’ primi anni Settanta, Punto Zero, ma anche Bonnie & Clyde e Thelma & Louise. Solo per stomaci forti. Astenersi anime belle. Di Rob Zombie è in arrivo nei cinema italiani Le streghe di Salem, di cui si dice un gran bene.
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