Film stasera sulle tv gratuite: L’UOMO CHE VERRÀ (domenica 28 aprile 2013)

L’uomo che verrà, Rai 5, ore 23,16.
luomo che verrà - testoL_uomo_che_verr_Grande sorpresa del cinema italiano di tre anni fa, un film dell’indipendente Giorgio Diritti (presentato anche al Festival di Roma) che ha colpito spettatori e addetti ai lavori per la sua diversità, e che ha avuto anche un un buonissimo esito al box-office. Maturo allievo di Olmi, Diritti  aveva già conquistato un ristretto ma compatto manipolo di estimatori con il suo precedente Il vento fa il suo giro, crudele e per niente indulgente e politically correct racconto su un villaggio di cultura occitano d’alta quota in una valle del Piemonte. Per L’uomo che verrà alza il tiro e le ambizioni, e racconta – siamo sempre in un villaggio di montagna ma stavolta dell’Appennino bolognese – la strage nazista di Marzabotto nel suo prepararsi e nel suo farsi, vista attraverso gli occhi di una piccola comunità contadina. La prima parte, tutta in dialetto emiliano delle alture, è quasi un trattato antropologico sulla vita quotidiana, con una ricostruzione filologica delle abitudini e dei riti, ed è la migliore, la più olmiana e anche la più coraggiosa stilisticamente e linguisticamente. Quando poi nella seconda parte Diritti scende sul terreno della ricostruzione della strage nazista, il film sale di intensità emotiva ma cala in innovazioone e sperimentazione, diventando più prevedibile e percorrendo solchi storiografici fin troppo collaudati e politicamente corretti. Lo sguardo dal basso sulla Grande Storia riesce a metà, non la riscrive davvero, non mette in discussione certezze, totem e tabù e finisce inesorabilmente, pur se nobilmente, nell’agiografico. Diritti accenna ai dissensi dei contadini anche verso certe frange partigiane, ma non va oltre qualche prudentissima inquadratura e qualche frase sommessa. Ma il film, pur non risolvendo i suoi squilibri interni, resta un risultato alto e un’opera a parte – fuori dalla medietà – del nostro cinema. Non al livello di questo, e nemmeno di Il vento fa il suo giro, il terzo e recentissimo film di Giorgio Diritti, Un giorno devi andare.

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