I giorni del commissario Ambrosio, Rai Movie, ore 15,54.
Deludentissima trasposizione cinematografica di uno dei gialli milanesi scritti da Renato Olivieri con al centro la sua più famosa creatura letteraria, il commissario Ambrosio. Quanto di più vicino a Simenon e Maigret si sia mai avuto nel nostro paese. Milano come quella Francia borghese, e soprattutto piccolo-borghese, plumbea, di piccole, anguste vite e piccoli, ignibili vizi nascosti e ipocrisie capaci di produrre il massimo dell’abiezione. Solo che alla regia c’è Sergio Corbucci, ottimo e a volte anche grandissimo regista (Django, Il grande silenzio), ma che non può essere in sintonia con i climi e le tenebre che incombono sui navigli di Olivieri, non può e non sa restituirne l’ambiguità. Tutto inesorabilmente tende verso la commedia all’italiana, peraltro in quegli anni – era il 1988 – ridotta a spettro di se stessa, snaturando il romanzo di partenza. L’inchiesta parte da una strano incidente al parco in cui perde la vita uno che Ambrosio scoprirà essere appartenuto al milieu criminale, spacciatore, sfruttatore di donne. La verità atroce, come spesso anche in Simenon, si nasconde tra le pieghe di un’apparente buona famiglia borghese. Ugo Tognazzi prende quale commissario Ambrosio il posto di Lino Ventura, scomparso subito dopo l’inizio delle riprese. Nel cast ci sono Carlo Delle Piane, Carla Gravina, Amanda Sandrelli, Pupella Maggio, un giovane Claudio Amendola e la sempre imperdibile Rossella Falk. Il film, pur con i suoi limiti, ha almeno il pregio di rircordarci i libri di Renato Olivieri, autore notevole, già storico direttore alla Mondadori del settimanale Grazia.
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