Festival i Cannes 2013. Recensione: GRIGRIS, è africano il film (purtroppo) meno riuscito del concorso

048109Grigris, di Mahamat-Saleh Haroun. Con Souleymane Deme, Anaïs Monory, Cyril Guei, Marius Yelolo. Presentato in concorso.048107
Chad, oggi. Grigris sa ballare la breakdance come nessuno, nonostante la sua gamba imperfetta. Ed è capace, intelligente, lesto di testa. Ma ha bisogno di soldi, molti, e per trovarli si mette nei guai con il boss della zona. Le scene di danza sono una meraviglia, l’attore protagonista pure, il resto purtroppo allinea un cliché via l’altro. E l’ultima parte è imbarazzante fino al ridicolo. Voto 5048108
Si vorrebbe palare sempre bene del cinema africano, purtroppo di questo Grigris che batte bandiera del Chad (e coprodotto dala Francia), parlare bene proprio non si può. Eppure parte con una scena folgorante, che molto promette. In un locale-discoteca del Chad vediamo scatenarsi virtuosisticamente nella breakdance un ragazzo che tutti chiamano Grigris, bravissimo nella sua performance nonostante abbia una gamba semiatrofizzata. La straordinarietà sta nel fatto che Grigris non solo trasfigura, riscatta, sublima la sua disabilità nella danza, ma ne fa un punto di forza, inventando con quella gamba e nonostante quella gamba figure mai viste. Una danza sghemba e fratturata come la breakdance sembra trovare nel corpo di Grigris il suo strumento perfetto, un moltiplicatore espressivo. Ecco, fa rabbia vedere come questa aprtura sensazionale venga colpevolmente sprecata, buttata via, rovinata nel corso del film. Il quale è l’ennesima reincarnazione-riproposizione di quell’archetipo che è Accattone, di cui ovviamente nemmeno lontanamente raggiunge la qualità. Una storia di miseria che a sua volta genera una catena di guai e drammi senza fine, secondo quei cliché miserabilisti che inesorabilmente risorgono quando, in un film, in un libro, in un’inchiesta, si racconta l’Africa. Grigris il ballerino, tipo lesto di mente e di mano, acuto, intelligente, si trova costretto a mettere insieme un mucchio di soldi per pagare l’ospedale dove è ricoverata il patrigno, da lui amato come un padre. Per trovarli, quei soldi, finirà col mettersi al servizio di un tipo losco e pericoloso, Moussa, il boss di tutti gli sporchi traffici della zona, contrabbandando benzina per lui. Non bastasse, si innamora di una ragazza bella e complicata, Mimi, che vorrebbe fare la modella, ma invece si prostituisce ai signorotti e ai prepotenti locali e agli europei che lì arrivano per turismmo, affari, turismo sessuale. Il lavoro sbagliato, la ragazza sbagliata. Le premesse per la tragedia ci sono tutte. Difatti le cose si metterano parecchio male quando Grigris incautamente farà uno sgarro al potente Moussa, scatenandone la vendetta. Ora, non bastasse questa sagra degli stereotipi (ma perché gli africani devono sempre soffrire? Felice eccezione un film angolano, Il grande Kilapi, che ho visto prima di Cannes al Festival del cinema africano di Milano), Grigris da un certo punto in avanti – e il punto è la fuga del protagonista con Mimi – precipita in una serie di episodi imbarazaanti fino al ridicolo. Mi riferisco alle donne del villaggio giustiziere con il bastone, e non dico altro. Peccato, perhé il personaggio di Grigris banale non è per niente. Resta quella meravigliosa scena iniziale, e le altre inn cui Grigris balla e si allena. Souleymane Deme potrebbe anche vincere come migliore attore. Mimi risponde alnome di Anaïs Monory, ed è di una bellezza da toglierti il fiato, la più bella ragazza apparsa sugli schermi di questo Cannes insieme alla Marina Vatch del film di Ozon Jeune & Jolie.

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