A Serious Man, di Jol e Ethan Coen, Iris, ore 23,57 di martedì 11 giugno 2013.
Dopo aver visto a Cannes il nuovo film dei Coen ‘Inside Llewyn Davis’ (ecco la recensione) sottolineavo le molte affinità e i sotterranei legami con il precedente e meraviglioso ‘A Serious Man’ dei due fratelli. Un film che proprio stasera ridanno in tv. Vale sempre la pena dargli un’occhiata, anche per prepararsi all’arrivo, si suppone dopo l’estate, di ‘Inside Llewyn Davis’ (Grand Prix della giuria a Cannes) nei nistri cinema.
Questo A Serious Man resta il miglior esito dei fratelli Coen negli ultimi anni (sì, anche meglio del pur buono Il grinta), il loro film più personale e intimo. Dopo tante scorribande tra generi e linguaggi, i fratelli di Minneapolis tornano qui a una storia fors’anche in parte autobiografica, affondata nell’humus della cultura yiddish americana. Un ritorno a casa per i Coen, che costruiscono questa parabola (con prologo nell’Europa orientale degli shtetl), tutta inscritta nella tradizione ebraica, su un pover’uomo, un professore che i guai sembra tirarseli addosso. Il lavoro va male, la moglie lo tradisce e lo molla, i figli se ne fregano di lui. Siamo negli anni Sessanta e il poveretto chiede lumi ai rabbini, senza cavarne apparente beneficio. La sua vita scalcagnata prosegue, forse per una punizione del cielo, forse come espiazione di una colpa oscura e inconsapevole. Il tutto nei toni della commedia, però teso e angosciante. Una meditazione sul male che può colpire l’innocente, sugli strani destini dell’uomo e (forse) sugli imperscrutabili disegni divini. Bellissimo. Michael Stuhlbarg è il poco conosciuto ma perfetto protagonista.