Psycho, Rete 4, ore 23,32.
Operazione teoricissima di cinema sul cinema, tra le più radicali mai tentate dalle parti di Hollywood. Un’impresa al limite della follia, e di sicuro temeraria, firmata mica per niente da uno degli autori che hanno segnato più in profondità il cinema delle ultime decadi, Gus Van Sant. Il quale, alla fine degli anni Novanta, si mette in testa di realizzare un remake dell’hitchockiano Psycho – una pietra miliare dei film di paura e non solo – riproducendolo shot-for-shot, rifacendo dunque maniacalmente ogni inquadratura e ogni taglio di montaggio, in una feticistica, ossessiva ripetizione-replica. Ripetizione differente, però, e non può che essere così. Van Sant sposta l’azione nel 1998, usa il colore al posto del bianco e nero per rimarcare la consapevolezza e anche la distanza tutte postmoderne del suo omaggio (e fors’anche inconsciamente sfregio, chissà) a Hitchcok. Vince Vaughn è il nuovo Norman Bates, Anne Heche la Marion destinata a essere pugnalata sotto la doccia. Ma ci sono anche Viggo Mortensen, Julianne Moore e William H. Macy. Non funzionò per niente, i critici bocciarono sussiegosamente, il pubblico disertò. Ma oggi questo Psycho è considerato da storia del cinema, e mica per niente Mark Cousins l’ha inserito (intervistando pure Gus Van Sant) nella sua A Story of Film, monumentale opus in libri e 15 video. Imperdibile.
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