Apocalypse Now, Rai 4, ore 23,35.
Nella lista che il mensile inglese di cinema Sight & Sound ha pubblicato l’agosto 2012 dei film più grandi della storia del cinema (hanno votato qusi 900 critici da 73 paesi), lista aggiornata ogni dieci anni, Apocalypse Now di Francis Coppola si piazza al quattordicesimo posto. Nella lista redatta sulla base del voto di centinaia di registi interpellati, sale addirittura al sesto posto. Risultati che non hanno certo bisogno di commenti. Dunque, un indiscutibile capo d’0pera, il grande film moderno di guerra, senza bellicismi e sventolar di bandiere, in sintonia con gli anni Settanta assai antimilitaristi in cui fu concepito (AN apparve nel 1979, e fu subito Palma d’oro a Cannes). L’ho rivisto non molto tempo fa in una splendente copia restaurata. Regge molto bene drammaturgicamente la storia del soldato Willard che via acqua risale il Vietnam fino a raggiungere il santuario cambogiano dove il delirante colonnello Kurz si è costruito il suo regno fuorilegge. Che è poi una geniale riscrittura di Cuore di tenebra di Conrad da parte del trio di scenggiatori Francis Coppola-John Milius-Michael Herr. Impressiona la potenza visiva del film che, visto sullo schermo di casa in HD, mantiene intatta rispetto ad allora tutta la sua grandeur. A convincere meno è certa pesantezza ideologica nella prima parte, molto figlia di quegli anni e che oggi mostra qualche ruga. Ma sono quisquilie rispetto all’immensità del film. Naturalmente resta la potenza dell’affresco, restano le ormai storiche sequenze come l’arrembante carica degli elicotteri e lo spettacolo a uso delle truppe. E naturalmente c’è il Kurz di Marlon Brando, che già da solo basterebbe. L’ultima parte, che si sarebbe detta la più letteraria e a rischio imbolsimento e trombonismo, mantiene invece tutta la sua carica perturbante. Vittorio Storaro fa miracoli con la luce, qualcosa che non si era mai visto e non si sarebbe più visto al cinema. Film di fuoco, di fiamme che si accendono nella notte, nella foresta, nell’orrore.
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