Demolition Man, Italia 1, ore 23,45.
Tutt’al più ricordato, e maltrattato, quale Stallone-movie primi anni Novanta, quando il signore dei cinemuscoli andava cercando una terza via tra i vari Rocky e Rambo, senza peraltro molto riuscirci. Entrato negli archivi di storia minore del cinema, Demolition Man, anche per un full frontal diventato presto cultistico di uno Stallone nel crioinvolucro in cui lo si è ibernato per un tot di anni. Eppure. Eppure questo film va rivisto e considerato, se pensiamo che alla regia c’è un signore, italiano di origine ma canadese di fatto, che risponde al nome di Marco Brambilla e che da un bel po’ si dedica a sperimentazioni videoartistiche parecchio interessanti. Per dire, due anni fa alla Mostra di Venezia si vide un suo corto, Evolution (Megaplex) – una quindicina di minuti – in cui figurativamente ricostruiva una sorta di cappella sistina (in 3D) zeppa di icone cinematografiche e della pop culture degli ultimi decenni, e della storia tutta dell’umanità. Uno spettacolo devo dire suggestivo, al limite dell’ipnotico, una provocazione per il nostro sguardo. Ora, vi pare che dopo, viste queste credenziali, un cinefilo vero, mica di quelli pittati di una qualche vernice di riporto e che van sempre al traino dei giudizi altrui, debba trascurare Demolition Man? Allora, riguardiamolo questo action apocalittico in un qualche futuro prossimo-remoto con uno Satallone poliziotto crioibernato (per punizione) insieme al suo arcinemico, un criminale senza scrupoli né legge. Quando costui viene scongelato, riprende subito a fare casini e macelli, e allora sarà di nuovo l’ottimo sbirro John Spartan, cioè Stallone, a ridargli la caccia e rimettere le cose a posto. Il villain è Wesley Snipes. Grande lo scontro nel carcere dei crioibernati.
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