Rocky, Italia 1, ore 21,10.
Facile far dell’ironia sui muscoli e la faccia stolida di Rocky-Stallone. Facile sbeffeggiare radical-sciccosamente un film così. Che invece, piaccia o meno, è uno dei pochi che abbiano saputo fondare una costellazione mitologica moderna, una narrazione entrata nel famoso immaginario collettivo-globale e non ci è più uscita. Onore a Sylvester Stallone, anima e corpo, soprattutto corpo, di questo progetto, da lui voluto, interpretato, e anche scritto-sceneggiato. Tre Oscar, in quel lontanto 1977. La storia è nota, vista, stravista, pluriraccontata e citata come si addice a una fiaba contemporanea. Rocky è un povero pugile di nessun successo in quel di Filadelfia, all’occorrenza traffichino della malavita locale. Ma quando in città organizzano un incontro con il campione del mondo Apollo Creed per celebrare il bicentenario dell’Indipendenza, si decide di contrapporre al superchamp uno sconosciuto, in perfetto stile american dream, e il prescelto mandato allo sbaraglio sarà Rocky. L’incontro lo vincerà Apollo, ma Rocky gli terrà testa fino all’ultimo, e sarà lui a trionfare, a conquistare il pubblico. Scene ormai storiche: Rocky che si allena per le strade di Philadelphia e allo Spectrum Philadelphia, la tremenda battaglia sul ring con quell’urlo Adriana! rivolto alla moglie. E l’ossessiva colonna sonora. Tutti i miti della riuscita americana, più quello del perdente che si rovescia in vicente, e del ragazzo delle periferie che conquista il centro del mondo e il palcoscenico. Una dei più celebri boxing-movie di tutti i tempi, padre di una serie di sequel che arriveranno al numero 5. Nascita dell’icona proletaria mondiale Stallone. Film epocale, anche perché in quegli anni Settanta (Rocky è del 1976) dominati dall’egualitarismno e dalle lotte di classe introduce una rupture, una discontinuità, rimettendo in circolo la centralità dell’individuo e i valori squisitamente americani dell’affermazione personale e della lotta per se stessi. Motivo per cui il film venne bollato in Italia, nell’Italia movimentate e movimentista di quegli anni, come reazionario. Il che, ovvio, è una stupidata.
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