Lo straniero, tratto nel 1967 dal romanzo omonimo di Albert Camus, è forse il film più maudit, negletto, rimosso, dimenticato, anche schernito di Luchino Visconti. Sarà proiettato a Locarno mercoledì 7 agosto alle 18,30 (L’altra sala) come omaggio a una delle sue interpreti, Anna Karina, nell’ambito della sezione Histoire(s) du Cinéma.
Davvero poco viscontiano, Lo straniero. Con le sua atmosfere assolate e astratte, depurate fino alla metafisica, si configurò come l’opposto e quasi l’autonegazione del formalismo iperdecorativo del regista. Algeri, anni Trenta, l’Algeri della presenza coloniale francese. L’impiegato Meursault precipita lentamente in una sorta di anoressia esistenziale, in una catatonia che lo disconnette dal mondo e lo scava dentro: a incarnare quella strana categoria dell’anima e del pensiero filosofico detta esistenzialismo, di cui Camus cercava di dar conto nella sua opera, esistenzialismo come tentativo di descrivere se non spiegare l’alienazione, lo smarrimento, lo straniamento dell’individuo nelle società di massa e sempre più tecnologizzate del Novecento. Meursault, senza sapere il perché, automa guidato da imperscrutabili forze, compie un giorno sulla spiaggia, abbacinato dal sole, un delitto gratuito, senza motivo e senza movente. Seguirà il processo e la condanna. Visconti ricostruisce le scene del processo da par suo e registra implacabile la lenta dissoluzione del suo protagonista, un Marcello Mastroianni meravigliosamente passivo e opaco. Tutto girato ad Algeri, e anche questo rende obbligatorio Lo straniero. Raro, ma davvero.
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3 risposte a Locarno Festival Preview: LO STRANIERO di Luchino Visconti