Proiettato in anteprima stampa poco fa, Zone umide (in originale Feuchtgebiete) verrà presentato al pubblico qui al Locarno Festival solo domani, domenica 11 agosto, alle 18,30 all’Auditorium FEVI. E fino a quel momento vige il rigoroso embargo sulle notizie e recensioni. Non mi è possibile dunque scrivere un resoconto di questo film tedesco, planato da queste parti già circonfuso della fama sulfurea dello scandalo, e che di sicuro qualche botto alla proiezione lo farà, e qualche anima bella farà indignare. Ma Dio mio, a ogni festival ci vuole il suo bel film diciamo così provocatorio e trasgressivo (mannaggia, non mi viene al momento aggettivazione meno vetusta di questa così anni ’70), con tanto sesso sporcaccione e tante sozzerie, meglio se condite di una certa autorialità, che poi sui media, cartacei e virtuali se ne parla e parla e straparla. A Cannes c’è stato il sesso gay esplicito con blow job, masturbazione e sodomizzazioni di L’inconnu du lac (Lo sconosciuto del lago), per non parlare della scena lesbica di quasi dieci minuti del film Palma d’oro La vie d’Adèle. A Venezia alle Giornate degli autori vedremo Gerontophilia di Bruce LaBruce, sulla storia, pare anche d’amore, tra un 18enne e un signore che di anni ne ha 82 (e vedremo fuori concorso il già celebre The Canyons di Paul Schrader-Breta Easton Ellis). Bene, Zone umide copre la casella sex-scandal a questo Locarno 66, e lo fa egregiamente, mantenendo in pieno le promesse. Del resto è tratto da un bestseller tedesco del 2008 di cui già molto si parlò e scrisse, autrice la signora Charlotte Roche la quale non mancò a suo tempo, mannaggia, di parlare di femminismo a proposito della sua eroina che di ogni ne combinava, libro peraltro uscito anche in Italia per i tipi, come dicevano una volta i recensori letterari, di Rizzoli. Certo, un conto è la pagina scritta, altro il cinema. Le zone umide son proprio quelle intime, molto intime di Helen, la ragazza protagonista: vagina e ano, e soprattutto il secondo. Irrorate di tutti i possibili fluidi corporali, propri e altrui. Alla fin fine trattasi di un ennesimo romanzo di formazione ed educazione sentimentale, solo più radicale in fatto di sporcaccioneria. Scena già di culto: una pizza abbondantemente irrorata dallo sperma di quattro pizzaioli, che così si risparmia sulla mozzarella. L’attrice senza paura si chiama Carla Juri. A domani per ulteriori ragguagli.
Aggiornamento al 12 agosto: la recensione del film di questo blog
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Una risposta a ZONE UMIDE: anche il Locarno Festival ha il suo bel film scandalo (tosto, sporco, tedesco)