I film italiani o di autori italiani sono usciti da questo festival di Locarno numero 66 senza un premio ufficiale. Zeru tituli, direbbe il guru di Setubal. Parlo dei premi maggiori, perché un Pardino d’oro, quello per i corti, se l’è preso Alessandro Falco per La strada di Raffael. Ma non è una sorpresa l’assenza del nostro paese dal palmarès che conta, semmai sarebbe stato sorprendente il contrario dopo quel che s’è visto. Sangue di Pippo Delbono non è mai entrato nel totopardo, e se ha fatto parlare di sè è stato per le polemiche su Giovanni Senzani, il brigatista cui Delbono nel film dà dignità di co-protagonista. Batteva bandiera francese Pays barbare della coppia italiana di videoartisti Angela Ricci Lucchi e Yervant Gianikian, secondo me, e non solo secondo me, il peggio che si sia visto nel Concorso internazionale. A Cineasti del presente era in concorso The Special Need, italiano il regista, storia italiana quella raccontata, ma titolo e credits in inglese e capitali in gran parte tedeschi. L’ennesimo film su disabilità e sesso, disabilità e amore, ma sul tema aveva fatto di meglio due anni fa proprio qui a Locarno Alessandro Comodin con L’estate di Giacomo. Un premio collaterale, uno dei tanti assegnati da giurie indipendenti, però Sangue di Delbono se l’è preso, quello assegnato da FICC/IFFS, la federazione internazionale dei cineclub. E per l’Italia qui da Locarno è tutto.
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