1) Le proiezioni non sono un portento di puntualità. Gravity l’altro giorno è partito con mezz’ora di ritardo.
2) L’audio eccessivo del promo – mi pare di Europa Cinemas – che precede le Giornate degli Autori. Possibile che dopo cinque film, dico cinque, nessuno si sia dato la pena di abbassare? Se qualcuno mi ascolta, un grazie anticipato. (Updating alle ore 19.00 di ven. 30: appena visto l’israeliano Bethlehem delle Giornate degli Autori, e l’audio del promo era finalmente normale.)
3) L’wifi in sala stampa sembra funzionare (facciamo gli scongiuri) un po’ meglio dell’anno scorso. Tutto bene fino a ieri anche ai tavoli, sempre in pressroom, con i preziosi cavi ethernet che velocizzano ulteriormente la connessione, quest’anno di molto aumentati. Ma oggi siam tornati alla situazione pregressa. Tavoli occupati militarmente dalle due categorie da cui lo scrivente abbisognoso di connessioni deve guardarsi ai festival: i giornalisti cinesi e i fotografi. Il peggio è la combinazione dei due, il fotografo cinese. Quando ci sono loro tabula rasa, nessuna speranza di trovare un cavo ethernet disponibile. E anche l’wifi rallenta per via del peso delle foto scaricate. Mollano lì computer e macchine anche quando se ne vanno via, e guai a sedersi al posto loro, che poi si sfiora la rissa (come mi è capitato quest’anno a Cannes, dove i problemi sono esattamente gli stessi).
4) I beceri fischiatori alle proiezioni stampa in Sala Darsena. Fino a ieri mattina se ne erano stati abbastanza quieti, tant’è che pensavo che quest’anno causa crisi economica molti fossero dovuti restare a casa. Mi sbagliavo, purtroppo. Ieri pomeriggio hanno sguaiatamente buizzato e fischiato il corto prodotto da Miu Miu Door, della regista afroamericana Ava DuVernay. Troppo lusso, troppo glamour, e i fischiatori, che son dei populisti e hanno in odio tutto quanto sa di opulenza, ci sono andati giù di brutto (con la regista presente oltretutto). Stamattina i fischi hanno sfiorato la mattanza a The Canyons di Paul Schrader-Bret Easton Ellis. Si vergognassero, è che invece non si vergognano per niente, anzi ne van fieri. Gente che è uno dei guai strutturali di Venezia, ormai molti autori, anche stranieri, non vengono più per non farsi maltrattare dalla diabolica masnada.
5) I buuh che puntualmente accolgono prima dei film delle Giornate degli autori il commercial della BNL Paribas, tra gli sponsor della rassegna. Ma cosa gli avrà fatto la BNL? Niente, però vale quanto detto sopra: fischiano la banca a prescindere, in quanto diabolica incarnazione del capitalismo. Roba anni Settanta, mai sentiti in nessun altro festival fischi indirizzati a banche sponsor.
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