Ormai, con Amelio, sono sedici i film del concorso proiettati. A questo punto ne mancano solo quattro ed è il caso di buttar lì qualche ipotesi su chi vincerà il Leone d’oro. Qui a Venezia non dilaga l’entusiasmo. A meno di colpi di scena finali, non si può parlare di mostra memorabile (stando sempre e solo al concorso, che è il cuore del festival). Si son confermate le perplessità della vigilia, purtroppo, e son parecchi a pensare che si tratti dell’edizione peggiore degli ultimi anni. Non sarei così drastico, anche se di capolavori e opere assolute non se ne sono viste. A Cannes il maggio scorso c’erano, per dire, La vie d’Adèle, Le passé di Farhadi, il film di Ozon, il messicano Heli, Soderbergh, Refn. Venezia 70 non ha messo in fila titoli della stessa levatura, purtroppo. Molte opere degne, qualcuna parecchio interessante. I maestri (attendiamo ancora di vedere Tsai Ming-Liang e Philippe Garrel) han portato film che non hanno convinto completamente, pur nella loro indiscutibile qualità. Amelio, Amos Gitai, Miyazaki, che pure a me son più piaciuti che dispiaciuti. Però solo Miyazaki ha ragionevoli chance di agguantare il premio massimo. Allora, via con il totoleone, per quanto possa valere il giorno quando mancano ancora tre giorni aella premiazione (che sarà sabato sera). Con una premessa: mancando l’opera che si stacca nettamente, sono molti i titoli su cui la giuria potrebbe trovare una convergenza di maggioranza relativa.
Ecco al momento le mie ipotesi sul Leone:
1) Tom à la ferme (Tom at the Farm) di Xavier Dolan. Più o meno è piaciuto a tutti, e non ha scontentato nessuno. Ho dato una veloce occhiata anche alle reviews anglofone e sono piuttosto positive.
2) La moglie del poliziotto (Die Frau des Polizisten) di Philip Gröning. C’è chi – come me – l’ha trovato insopportabilmente arty, con tutti i segni di riconoscimento del capolavoro programmato, e chi l’ha adorato. Se prende l’onda giusta in giuria, è fatta.
3) Miss Violence di Alexandros Avranas. Secondo me la vera rivelazione di questo Venezia insieme a Dolan. Ma è di quei film che spaccano. Difficile, anche se possibile, che la giuria riesca a trovare su un film così un accordo di maggioranza. Io comunque ci spero.
4) The Wind Rises di Hayao Miyazaki. Il gran maestro dell’anime non ha realizzato il suo film migliore, però si è coraggiosamente spinto oltre i confini del fantastico e del favolistico per tentare la carta del realismo. Alcune parti sono straordinarie. Se la giuria si trovasse in una situazione di stallo, Miyazaki potrebbe mettere d’accordo tutti ed essere la via d’uscita.
Poi, signori, tutto può accadere. Anche Under the Skin, maltrattato dalla stampa italiana e invece salutato da alcuni siti inglesi come un capolavoro, potrebbe farcela a sorpresa. Perfino Amos Gitai con Ana Arabia ha trovato i suoi entusiasti e ha una chance (più di una è difficile). E c’è il caso Philomena di Stephen Frears. Film che è strapiaciuto e sarà il massimo successo commerciale uscito da questo festival. Ma il Leone no, please. Piuttosto, Coppa Volpi a Judi Dench.