La jalousie, regia di Philippe Garrel. Con Louis Garrel, Anna Mouglalis, Rebecca Covenant, Olga Milshstein, Esther Garrel. Francia. Presentato in concorso.
Una storia di innamoramento, amore, passione, tradimento, gelosia, abbandono. Un uomo e una donna nella Parigi contemporanea ripercorrono i passaggi di tante coppie. Un film dalla struttura e dalla storia volutamente semplice, che Philippe Garrel impagina con eleganza e un sottile tocco autoriale. Il suo lavoro più accessibile da parecchio tempo in qua. Perfetto Louis Garrel, ma a vincere è Anna Mouglalis. Voto 6 e mezzo
Louis ha lasciato la moglie per vivere con Claudia, attrice che da anni non lavora, afflitta da una strisciante inquietudine e disistima di sé. Anche lui attore, Louis ha qualche storia parallela, con la ragazza con cui sta recitando ad esempio. Ma il suo amore resta Claudia, senza cui si sentirebbe perduto. La storia però lentamente si logora, Claudia non sopporta più la povertà in cui vivono, la mansarda senza aria né luce. Cerca conforto, agi, sicurezza. Li troverà, lascerà Louis che, disperato, cercherà di uccidersi. Una storia che, nella sua linearità e semplicità, è quasi un paradigma, un modello puro di ogni narrazione che si sia confrontata e si confronti con l’innamoramento, l’amore, la gelosia, la pienezza e poi il dissolversi di una relazione. In questa prevedibilità e anche medietà sta il limite del film e insieme il suo richiamo, tant’è che La jalousie potrebbe rivelarsi un inaspettato successo al box office per Philippe Garrel (molto dipende anche dal lavoro che il marketing saprà fare). Tutto è messo in scena con estrema eleganza e con quella sicurezza post nouvelle-vaguista parigina che consente a Garrel di attraversare snodi mélo e anche un po’ frusti senza mai sprofondare nel banale. Lo schermo è grande e naturalmente in bianco e nero, a rimarcare subito l’autorialità dell’operazione. I dialoghi sono pieni di citazioni colte e molto chic, ci si ama, tradisce e ferisce però senza urla e sguaiataggini. C’è un riserbo borghese per cui ci viene fatto sentire sì lo sparo del tentato suicidio di Louis, ma non se ne mostrano gli effetti, il corpo vulnerato e il sangue. Interpreti adeguati. Louis Garrel è quella star che sappiamo, e sta lì mica solo perché è il rampollo di papà Philippe. Con quella faccia è perfetto per esprimere i languori e i dolori di un uomo innamorato e ferito. Ma il meglio del film sta in Anna Mouglalis, donna di bellezza vera e di una sensualità come capita raramente di vedere e percepire. Eppure non è che la si veda così spesso al cinema. Più Mouglalis, per favore.
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