Venezia Festival 2013: i film che ho visto l’ultimo giorno (sabato 7 sett.)

White Shadow, premio Opera prima

White Shadow, premio Opera prima

Amazonia 3D, il film che ha chiuso Venezia 70

Amazonia 3D, il film che ha chiuso Venezia 70

I quattro film che ho visto a Venezia l’ultimo giorno di festival, sabato 7 settembre 2013.

1) Amazonia 3D di Thierry Ragobert (Fuori concorso).
Giudizio: Chiusura di Venezia 70 con questo mediocrissimo film francese tra doc e fictionalizzazione. Ove si racconta di una scimmietta che, causa precipitare dell’aereo su cui era trasportata, finisce nell’ambiente a lei sconosciuto della giungla amazzonica. Ce la farà a sopravvivere? L’idea di creare una narrazione intorno alla scimmia e alle sue avventure e disavventure non era male, peccato che succeda pochissimo di interessante, anzi niente. Tanto valeva fare il classico documentario su fauna e flora amazzonica.
2) Zoran, il mio nipote scemo di Matteo Oleotto (Settimana della critica – vincitore del Premio del pubblico RaroVideo).
Giudizio: Anomala commedia italiana non romanocentrica, tutta girata in Friuli e la confinante Slovenia. Con un Giuseppe Battiston debordante e perfidissimo fino alla malignità. Commedia alcolica e un po’ balcanica assai divertente e ben scritta. Anche molto astuta. Però premiarla coma la cosa migliore della Settimana della critica pare un filo eccessivo. Se ben lanciata, funzionerà in sala.
3) Memphis di Tim Sutton (Biennale College).
Giudizio: Uno dei tre film prodotti grazie al Biennale College e allo sponsor Gucci. Molto indie, molto frammentato, molto giovane. Un musicista di Memphis in crisi non solo creativa, in una deriva pericolosamente vicina alla psicosi. Strano, angoscioso film che con poco – pochi fatti, narrazione prossima allo zero – riesce a comunicarti un senso di disagio, di malessere. Memphis sembra implodere da un momento all’altro, ma ce la fa ad arrivare al suo finale. Stiamo a vedere cosa combinerà in futuro il regista Tim Sutton.
4) White Shadow di Noaz Deshe (Settimana della critica – Vincitore del Premio Venezia Opera prima Luigi De Laurentiis)
Giudizio: L’apolide Noaz Deshe (vive tra Berlino e Los Angeles) ha girato in Tanzania questo durissimo film su un ragazzino albino rifiutato dalla sua gente per la pelle chiara, per l’evidente alterità. E costretto a fuggire, attraversando tutti i gironi infernali dell’Africa più povera e violenta. Stregoni assassini, parenti serpenti, machete sempre in agguato pronti a smembrare, a tagliare teste. Tutto girato con camera a mano. Due ore di cinema al limite dell’insostenibile. Una specie di Re della terra selvaggia in versione Tanzania, però infinitamente più duro. Nel suo mostrare la brutalità africana, mi ha ricordato, ebbene sì, Africa addio di Gualtiero Jacopetti. Animato dalle migliori intenzioni terzomondiste e solidaristiche, White Shadow rischia di rovesciarsi poaradossalmente in un ritratto fosco ed allarmante di un mondo alieno.

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