Recensione. IN TRANCE rinnova i fasti dei ‘gialli della mente’ alla Hitchcock e Mankiewicz (e alla Nolan)

trance13trance07In Trance, regia di Danny Boyel. Con James McAvoy, Rosario Dawson, Vicent Cassel, Danny Sapani, Matt Cross, Wahab Sheikh.trance03
Un battitore d’asta ruba un prezioso Goya per conto di una banda criminale. Solo che, causa amnesia da trauma, non sa più dove l’abbia nascosto. Per fargli tornare la memoria lo portano da una ipno-terapueta, e sarà solo l’inizio di una storia complicata, molto complicata, con rovesciamenti e colpacci di scena. Chi inganna chi? Chi è il burattino e chi il burattniaio? Danny Boyle rinnova i fasti degli psycho-thriller con smemorati, da Io ti salverò a Improvvisamente l’estate scorsa a Memento. Con il solo torto di buttarla troppo sull’action e lo spara-spara. Ma questo resta un oggetto cinematografico di bella suggestione. Parecchie incongruenze, ma è il prezzo che sempre si paga in questo genere di film. Voto 7trance15
Ho sempre amato i film-detection che partono dal mistero, dal vuoto di una mente malata, fallata, rovinata, intterrotta, bloccata dall’amnesia e dunque incapace di ricordare, per poi ricostruire frammento dopo frammento il segreto che in quella mente è imprigionato. Questi gialli-noir della psiche mi son sempre sembrati simili a certi meravigliosi casi clinici raccontati dal dottor Freud o dai suoi allievi in cui l’analista va a caccia delle verità sepolte e ben custodite nel profondo dell’inconscio dei suoi pazienti attraverso una ricerca lunga e anche dolorosa. Del resto, tra i due generi narrativi – se tale possiamo chiamare anche il caso psico-clinico – ci sono e ci sono stati robusti rapporti. Penso, nel cinema, a titoli – che tra l’altro mi hanno sempre ammaliato – come Io ti salverò di Hitchcock, Lo specchio scuro di Robert Siodmak, Improvvisamente l’estate scorsa di Henry Mankiewicz. Il genere smemorato cui bisogna con ogni possibile mezzo far ritrovare la memoria ha avuto una bella riverniciatura e un bel rilancio nei primi anni Duemila con Memento di Christopher Nolan. Adesso In Trance (chissà perché questo titolo nella versione italiana quando l’originale è semplicemente Trance) rinnova ulteriormente i fasti di un filone che ultimamente era un po’ sparito dai radar, anche per via – è la mia opinione – di un pubblico ormai alieno da ogni pensiero complesso (“nun ce fate sforza’ i neuroni” è il grido che si leva dalle platee globali), che non ha nessuna voglia di seguire le giravolte narrative di questo tipo di film e relativi charoscuri, capovolgimenti, twist e quant’altro. Troppa fatica. Ho l’impressione che oggi tutto quanto neghi la più elementare linearità narrativa venga subito bollato come noioso da un eccheppalle generalizzato e scoglionatissimo, e buttato prontamente nella spazzatura. Sicché mi ha sorpreso parecchio vedere oggi, qui e ora,  In Trance, e vedere che il regista è uno certamente eclettico, che ha svariato tra diversi tipi di racconto cinematografico come Danny Boyle, ma che mai mi sarei aspettato si cimentasse con un film così. L’impressione è che Boyle con le sottigliezze psicologiche e le tortuosità della mente non si trovi del tutto a suo agio, tant’è che non appena possibile svaria e devia sull’action e sul noir truculento (anche perché bisogna tirare  a casa il pubblico). Film dunque indeciso e oscillante, ma che nel suo nocciolo resta un mind-game movie, indubitabilmente, e come tale va visto. Le derive da crime story sono una cornice, mentre il quadro, il centro della narrazione, resta la mente fallata di Simon e quello che vi sta celato. Lui è giovane, brillante battitore d’asta in una prestigiosa casa che tratta e traffica capolavori mica da ridere. Proprio mentre sta battendo un Volo di streghe di Goya, valore sui 120 milioni di sterline, succede il fattaccio. C’è un’irruzione armata, Simon scappa con la tela, e poi. Poi il buio. Scopiremo che Simon in realtà il Goya l’ha rubato per conto di una banda capitanata da un certo Franck (Vincent Cassel, al solito notevolissimo): il quale pretende che Simon gli consegni prontamente, come concordato, il Volo goyesco. Ma Simon l’ha nascosto e, causa amnesia dovuta a trauma, non si ricorda dove. Per cavargli quell’informazione preziosissima nascosta tra i suoi neuroni Franck lo porta da una ipnotista, Elizabeth Lamb, scelta da Simon sulla base delle foto dei tanti specialisti mostratigli. Incomincia la terapia, cui Simon si sottopone volentieri, anche perché l’ipnotista, chemi pare applichi anche metodologie parecchio psicanalitico-freudiane, è quella strafiga di Rosario Dawson, non so quanto attendibile per la parte, forse miscast, e però un gran bel vedere, non ce n’è (la vedremo difatti anche in un full frontal a vagina completamente depilata, ed è già scena di culto). Ma, signori, questo non è che l’inizio di una incredibile storia in cui niente è come appare a prima vista, tutti hanno qualcosa da nascondere, a partire da Simon ovviamente, e ognuno gioca la sua partita personale. Preparatevi a salire sulle montagne russe dopo tutto vi apparirà capovolto. Anche il più incalito tra i cultori del noir non riuscirà a prevedere i colpi di scena e i twist di questo molto avvincente thrillerone. Man mano scopriremo che la partita è truccata, che si tratta di un gioco colossale di inganni, anche se solo alla fine scopriremo chi è il burattino e chi il burattinaio. Uno script di gran caratura. Un film lontano dai gusti attuali, ma che rinverdisce con onore l’illustre filone in cui si inserisce. Anche se Rosario Dawson non c’entra gran che con il suo personaggio, è di un impatto figurativo che non dimentichi. James McAvoy è come al solito bravo, e perfetto nel mostrarci le molte facce del suo Simon. Cassel è Cassel. Danny Boyle forse sbaglia a non fidarsi dell’appeal della sua storia-rompicapo e a buttarla troppo sullo spara-spara. Si fosse attenuto maggiormente alla lezione dei maestri dello psycho-thriller avrebbe fatto di questo pur buono film un piccolo classico. Quanto al plot, certo che ci sono inverosimiglianze e passaggi discutibili e/o non chiari e non conseguenti, ma è il prezzo che si paga da sempre in questo genere cinematografico, e non starei troppo a crucciarmene.

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