Film stasera sulle tv gratuite: NELLA CITTÀ L’INFERNO con Anna Magnani (giovedì 26 settembre 2013)

Nella città l’inferno, Iris, ore 1,46.
l_enfer_dans_la_ville_nella_citta_l_inferno_1958_portrait_w858-700x516Come si fa a perderlo? Un women-in-prison nella nostra Italia ancora assai popolare fine anni Cinquanta, con due figure femminili colossali del cinema italiano, Anna Magnani e Giulietta Masina, per la prima volta, e unica, insieme. Occasione per vedere due primedonne al lavoro, e per intravedere, attraverso sottotesti e linguaggi corporei, eventuali rivalità, tensioni, sospetti e dispetti reciproci. Film leggendario, che allora, presentato con gran pompa a Cannes, non fu così bene accolta dalla superciliosa critica, ma che col tempo è diventato imprescindibile. Siamo alle Mantellate, sì, la prigione femminile romana immortalata in un celebre song inciso prima dalla Ornella Vanoni periodo Mala e poi da Gabriella Ferri (e sono entrambe interpetazioni sublimi). Le Mantellate/son delle suore/ma a Roma son soltanto celle scure. Lina è una povera, ingenua ragazza che, come capitava spesso allora alle domestiche, viene ingiustamente accusata di furto e finisce lì dentro. Figuriamoci, Alice nel paese degli orrori carcerari. A salvarla, a proteggerla, sarà Egle, che il carcere lo conosce bene e lo sa padroneggiare, dominare, ed è, ovviamente, Anna Magnani. Ma non sarà, per la timida Lina, che la prima fase di una discesa agli inferi che la travolgerà. Perderà l’innocenza e conoscerà il male. Grandissima la sequenza della rivolta, con le urla delle donne. Magnani travolgente. Irresistibile. Con quegli occhi e i capelli arruffati di chi il mondo l’ha conosciuto dalla parte dell’abiezione e ha imparato a sopravvivere, nonostante tutto. Il film è lei. Masina, per quanto brava, nulla può contro la ciclonica presenza della collega. Che spettacolo, signori. Intorno il coro delle detenute, delle colpevoli e delle innocenti, delle vittime e delle carnefici. Gina Rovere, Myriam Bru, Cristina Gajoni. Più Saro Urzì e Renato Salvatori. Dirige Renato Castellani, che stavolta incupisce il suo neorealismo aereo e lieve di Sotto il sole di Roma. Un grandissimo, Castellani, che non ebbe in vita tutto quel che si meritava. Un outsider del nostro cinema che andrebbe rivalutato.

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