Doveva essere proiettato al Beirut Film Festival, aperto mercoledì da Gravity di Alfonso Cuaron. Ma per Lo sconosciuto del lago è arrivato l’alt da parte della censura libanese: questo film non s’ha da vedere (in Libano). Posso dire che non c’è da meravigliarsi? In un paese-mosaico pluriconfessionale, basato su equilibri etnico-religiosi sempre precari (tra cristiani maroniti, musulmani sunniti, musulmani sciiti ecc.), è evidentissimo che un film così avrebbe innescato polemiche roventi e sarebbe assai dispiaciuto alla parte islamica. Lanciato lo scorso maggio a Cannes a Un Certain Regard e uscito in Italia la scorsa settimana (con ottime medie di incasso per sala), il film del francese Alain Guiraudie difatti non solo mette in scena storie gay, ma abbonda di scene di sesso esplicito tra uomini frequentatori di una spiaggetta lacustre. Ma un altro film in programma al Beirut Festival è stato bloccato dalla censura, il corto I Offered You Pleasure (Wahabtoka Al Muta’h) della 26enne filmmaker libanese Farah Shaer, una satira affilata del matrimonio Met’a, matrimonio temporaneo invalso soprattutto tra i musulmani sciiti che consente di aggirare la proibizione di rapporti sessuali. Ne fa uso la scaltra Imane, permettendosì avventure con ragazzi altrimenti impensabili. Ma nel villaggio si scatena la polemica. La regista appartiene lei stessa a una famiglia sciita e conosce molto bene quanto raccontato nel suo corto di 14 minuti.
Il trailer di ‘I offered you pleasure’:
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