Vesna va veloce, Iris, ore 23,11.
Classico caso di un titolo diventato più famoso del suo film. Titolo citato e copiato ancora oggi, ma chi si ricorda di cosa parla davvero e racconta Vesna va veloce? Anche perché, nonostante la buona regia di Carlo Mazzacurati, è cascato nel decennio peggiore del cinema italiano, i famigerati anni Novanta. Eppure è stato uno dei primi film a trattare il tema caldissimo dell’immigrazione nel nostro paese, o forse è proprio quello il motivo per cui non ha funzionato, chissà. Una ragazza venuta in Italia dalla Repubblica Ceca da turista diserta il gruppo, si infila nella rete del’immigrazione più o meno clandestina. Finirà prostituta, incontrerà un brav’uomo che cercherà di darle una mano. Non così spietato e coraggioso nella rappresentazione del mondo dei migranti, Vesna va veloce soffre di un’intenzionalità ecumenico-buonistica come spesso capita al nostro cinema quando tratta il tema (vedi anche il nuovissimo, uscito in questi giorni, La prima neve di Andrea Segre). Con Antonio Albanese.
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