Ripubblico la recensione scritta lo scorso agosto dopo la prima europea del film al Festival di Locarno.Cani sciolti (2 Guns), regia di Baltasar Kormákur. Con Denzel Washington, Mark Wahlberg, Paula Patton, Bill Paxton, Edward James Olmos.
Il film che ha aperto a Locarno le proiezioni in Piazza Grande. Due avventurieri alle prese con un bottino troppo grande, inseguiti da narcos messicani, servizi segreti e varia gente incazzata Un action fracassone, ma dalla costruzione assai solida, che è in realtà una sofisticata e cinica commedia degli inganni, delle maschere, dei tradimenti. E poi c’è Denzel Washington (certo, c’è anche Mark Wahlberg). Voto tra il 6 e il 7
Per l’apertura di Piazza Grande si è scelto questo action assai scatenato e destinato a un pubblico ad amplissimo spettro, dato qui a Locarno in prima europea a pochi giorni dalla sua uscita negli Stati Uniti, dove al primo weeked si è piazzato in testa al box office con oltre 27 milioni di dollari, risultato ottimo. Lì la presenza di due star assai bankable come Denzel Washington e Mark Wahlberg paga, qui nella più snob Europa staremo a vedere (nelle sale italiane uscirà il 24 ottobre). Alla regia l’islandese Baltasar Kormákur che a Hollywod aveva girato un paio d’anni fa il discreto Contraband, sempre con Mark Wahlberg, che se ricordo bene era pure il produttore. Però 2 Guns è meglio, merito soprattutto dello script di Blake Masters, che si inventa un action che è anche, è soprattutto, commedia degli equivoci, degli inganni, delle sorprese, dei capovolgimenti, dei camuffamenti, degli svelamenti, delle beffe, un gioco di maschere in cui tutti tradiscono tutti e non sai mai fino alla fine chi davvero conduca la partita, per chi, contro chi e per quali scopi. Assai sottile e stratificato, al di là dell’apparenza di film testosteronico di botte e spari molto macho, con molte crudeltà e molti morti ammazzati. Un qualcosa che mi ha ricordato il cinismo di certo Mankiewicz, quello di Masquerade, e ancora di più di quel suo western terminale e anomalo che era Uomini e cobra dove – esattamente come in 2 Guns – intorno a un ingente malloppo si affollavano mascalzoni e uomini perbene pronti a sporcarsi le mani, tutti indistintamente mossi dalla cupidigia. Ecco, 2 Guns è nel suo fondo un noir, è cinema dell’ambiguità e della doppiezza. Anche cinema morale sul cinismo e l’avidità e il potere corruttore dei soldi, e il gran balletto a cazzotti e spari intorno al malloppo è parente pure del finale di uno dei più bei Sergio Leone, Il buono, il brutto e il cattivo. Tutto raccontato come in una varipopinta ballata picaresca, con il Messico a fare da solito sfondo esotico e scatena-istinti, e con parecchio allegro trucidume che sembra anche questo venir dritto da certi ribaldi spaghetti western alla Tepepa-Tomas Mlian.
Bobby Trench e Marcus Stigman progettano di derubare la banca dove il narcotrafficante messicano che li ha buggerati (dovevano avere coca che invece non hanno avuto, e a un loro amico han tagliato la testa) tiene i suoi tre milioni di dollari. Detto fatto, che ci vorrà mai? Ma qui, a rapina avvenuta, cominciano le sorprese e i casini. Dal caveau della piccola banca di frontiera salta fuori un bottino smisurato, ben più del previsto: 43 milioni di dollari. Da dove saranno venuti, tutti del narcotrafficante o no? Ce n’est qu’un début. Scopriamo intanto che Bobby (Denzel Washington) e Marcus (Mark Wahlberg) sono in realtà entrambi agenti sotto copertura, il primo per conto della Dea, il secondo dei servizi segreti della marina. Senza che nessuno lo sapesse dell’altro. E se anche loro fossero manovrati? Non sto ovviamente a raccontare quello che segue, una girandola di rivelazioni da lasciare senza fiato. Dico solo che la Cia torna a fare la parte del cattivo come nei film anni Settanta. Intanto si resta risucchiati dentro il vortice adrenalinico di 2 Guns, inseguimenti, scontro di tutti contro tutti, torture, amazzamenti, assalti ai forzieri. Un buddy-buddy in versione poliziottesca, con due caratteri contrappotsi che, obbligati alla convivenza e alla cooperazione, finiscono con l’adattarsi e perfino col volersi un po’ di bene (Arma letale docet). Molto dirty language, come si usa nei film di maschi per i maschi, e dove le donne o fanno le pupe strafighe o sono poliziotte toste quanto e più degli uomini. Mark Wahlberg, di solito legnoso, qui nel registro commedia riesce a cavarsela discretamente, Denzel Washington è il solito gigante, un attore poderoso con un carisma che pochi hanno, e capace da solo di caricarsi addosso un film e portarlo alla conclusione
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