Miranda, Cielo, ore 21,10.
Del 1985, arriva dopo l’incredibile successo, misurato in miliardi e miliardi di lire, di La chiave di Tinto Brass. Il quale cavalca l’onda del softcore, o del sesso quasi esplicito importato in un film mainstream, e si inventa questo assai efficace Miranda: stessa formula, stessi clamorosi incassi del precedente. Lanciato con uno dei claim più sfacciati della storia del nostro cinema: La chiave ha aperto la porta, Miranda la spalanca. Difatti la protagonista, Serena Grandi, nel film della sua vita, mostra il seno esagerato e apre parecchio le cosce di fronte alla cinepresa. Il plot vorebbe essere una rilettura della Locandiera di Goldoni, con Mirandolina che diventa Miranda e si sposta nella bassa padana negli anni Cinquanta. Lei deve mandare avanti un’osteria da sola, dopo che il marito è stato dato per disperso in guerra, e se la deve vedere con parecchi pretendenti, cui si concede e si sottrae, amando per davvero solo il suo garzone di bottega. Il Brass più pop(olare). Con Andrea Occhipinti sex symbol maschile di quegli anni.
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