Mission: Impossible 3, Iris, ore 21,05.
Chi come me adora la saga dell’agente segreto Ethan Hunt fin dalla sua prima, fondativa puntata (meravigliosamente diretta da Brian De Palma), non si perda – se già non l’ha visto – questo episodio numero 3. Anche se è quello che meno è piaciuto al pubblico, tanto da determinare e innescare poi con il numero 4 un, riuscitissimo peraltro, quasi-reboot. Attenzione, qui alla regia c’è J.J. Abrams, il celebrato genio di Lost, nonché responsabile principale del nuovo Star Trek (ottimo il primo, meno il secondo, Into Darkness). L’agente Hunt – un character con cui Tom Cruise ha finito con l’identificarsi, e viceversa – viene strappato al matrimonio e a una tranquilla vita borghese e imborghesita e richiamato sul campo. Si tratta di sventare, al solito, il complotto ordito dal cattivo di turno, che è poi Philip Seymoiur Hoffman, una garanzia di qualità reciotativa. Abrams aggiunge ombre e ambiguità, e una consapevolezza nell’esecuzione che sa di metacinema, in un Mission: Impossible che già guarda a se stesso.
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