Gioventù bruciata, Iris, ore 1,25.
Bellissimo titolo italiano dell’originale, e forse anche più bello, Rebel without a cause. Titolo che è diventato proverbiale e ha finito con l’oscurare, come capita in simili casi, lo stesso film. Perché, diciamocelo, quanti l’hanno visto davvero? La mia impressione è che Gioventù bruciata dell’irregolare di Hollywood Nicholas Ray, anno 1955, sia più citato e chiacchierato che davvero conosciuto, e allora stasera è il caso di dargli un’occhiata in tv. C’è James Dean nel film fondativo del suo mito. C’è il ritratto di una generazione americana anni Cinquanta assai inquieta. C’è la messa in cinema di quella che allora si andava configurando in tutto l’Occidente, e per la prima volta nella storia, come questione giovanile, questione che poi sarebbe esplosa nel decennio successivo con le conseguenze che sappiamo (e che ancora viviamo). Jim, 17 anni, ha problemi con i genitori e già con l’alcol. Judy è anche lei infelice, anche lei con conflitti in famiglia. Buzz è un deviante al limite della delinquenza. Tre esempi di un mondo giovane che non trova il suo baricentro e perennemente fuori equilibrio. Ci sono le gare automobolistiche clandestine a sfidare e forse inconsciamente cercare la bella morte sull’orlo del precipizio (un topos narrativo che ritroveremo in infinito cinema successivo, compresa la saga Fast & Furious). C’è un ragazzino, Plato, in adorazione quasi omoerotica per Jim (è Sal Mineo, che gay lo era per davvero). Un melodramma che fissò un paradigma di rappresentazione del disagio giovanile che ancora resiste. Accanto a Dean c’è Natalie Wood, dal destino altrettanto sfortunato.
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