Il cavaliere elettrico, Class Tv, ore 20,50.
Chi se lo ricorda più? La tv riesuma un film molto anni Settanta che già allora non ebbe il trionfale esito che tutti si aspettavano e che poi si sarebbe inabissato in una vita sotterreanea e carsica. Rispunta adesso, e non conviene perderselo. Uno dei film della Hollywood liberal di quel decennio, altrimenti detta New Hollywood, con venature anarcoidi antisistema (ma con profonde radici nell’America individualista della frontiera), interpretato da una coppia di attori essa stessa simbolo di quel tempo di divismi politicamente engagé, Robert Redford e Jane Fonda. Con dietro la macchina da presa un regista intriso di liberalismo East Coast quale Sydney Pollack. La storia: un campione di rodeo che ha vinto molto, ma ormai stanco e sul viale del tramonto, accetta la proposta di un’azienda di cereali di pubblicizzare i suoi prodotti esibendosi per le contrade d’America in sella a un cavallo di gran razza. Ma si rende conto che quello stallone l’hanno imbottito di droga per farlo star buono e che lo show è pura finzione. Figuriamoci. L’onesto anche se acciaccato e declinante cowboy non ci sta, e scappa portandosi via l’animale. Si scatenano i media, una giornalista (Fonda, ovvio) si mette sulle sue tracce, lo incontra, si innamora, lo appoggia nella sua ribelione. Fuggiranno insieme con tanto di stallone per le strade dell’America profonda, inseguiti da polizia e telecamere. Qualcosa tra L’asso nella manica di Billy Wilder e Sugarland Express di Steven Spielberg. Una storia così emblematica da rasentare qua e là fastidiosamente la parabola politically correct. C’è tutto: l’eroe solitario e onesto, i cinici affaristi, la manipolazione mediatica. Tutto e troppo. Però la confezioni è impeccabile, Pollack sa il fatto suo, Redford & Fonda una coppia da lustrarsi gli occhi (erano già stati insieme negli anni Sessanta, da giovani, in A piedi nudi nel parco). Da vedere.
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