Borotalco, Iris, ore 21,10.
Terzo Carlo Verdone-movie, e quello che segna il passaggio dai film costruiti sui macchiettoni (Un sacco bello, Bianco rosso e Verdone) alla commedia distesa e narrativamente complessa. Malincommedia, come poi si dirà, traduzione all’italiana della bittersweet comedy anglofona, in cui il comico si mescola al patetico e al sentimentale. Sergio è un imbranato venditore di enciclopedie che, per un equivoco, viene scambiato per un altro, tale Manuel Fantoni, gradasso e tombeur de femmes, insomma il suo preciso opposto. Ne approfitterà per cercare di conquistare la collega Nadia, più spigliata e brillante di lui. Piccola ballata degli equivoci e di personaggi che vorrebbero fuoruscire da se stessi ma non ce la fanno, e inesorabilmente chiusi nel loro destino. Verdone conquistò il box office e i critici istiotuzionali, fino a quel momento assai diffidenti nei suoi confronti. Andò benissimo anche a Eleonora Giorgi che, con la sua Nadia, si portò a casa Nastro d’argento e David di Donatello, i nostri cinepremi maggior.
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