Colpire al cuore, Rai Storia, ore 22,17.
Il migliore film mai fatto sul terrorismo politico italiano degli anni Settanta e primi Ottanta, forse l’unico degno di essere visto, per rigore, sobrietà, aderenza ai fatti, verosimiglianza. Scritto da Vincenzo Cerami, è però soprattutto un flm del suo regista, Gianni Amelio, che ci butta dentro la sua idea nobile e antica di cinema, un cinema che scruta gli abissi umani a sguardo fermo senza rinunciare alla pietas. Cinema morale, che oggi sembra irrimediabilmente distonico e fuori sincrono rispetto ai maledetti tempi nostri, eppure ancora necesario. In una Milano nebbiosa, buia e plumbea, dove avverti la minaccia de terrosimo difuso e strisciante, un docente simpatizzante – come spesso succedeva in quegli ambienti in ambienti accademici – delle frangeestreme della galassia studentesca e giovanile, aiuta una ragazza forse implicata in reati di terrorismo, forse legata a un underworld oscuro. Il figlio adolescente, che col padre ha un rapporto conflittuale e contorto e per niente risolto (ma quale adolescente ce l’ha?), finirà col denunciarlo. Funziona molto bene il progetto di riportare il terrorismo e i suoi fantasmi all’interno di un complicato microcosmo familiare. Ed è esatta l’intuizione di mostrare un padre rivoluzionario e un figlio ansioso di regole e ordine, riuscendo a anticipare quello che poi sarebbe successo di lì a pochi anni su scala di massa. Con un grandissimo Jean Louis Trintignant. Fausto Rossi, il ragazzo, figlio mi par di ricordare dell’architetto Aldo, non avrebbe mai più fatto cinema. Laura Morante è la ragazza che trascina Trintignant nel gorgo.
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